Milano, 16 agosto 2016 - 22:40

Depositi bancari e tasso zero:
le contromisure delle banche

I depositi delle società assoggettati a un rendimento negativo; il caso della banca tedesca che applica un tasso negativo di -0,4% a giacenze superiori a 100mila euro

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Da settembre, la Raiffeisenbank Gmund — una piccola banca cooperativa tedesca che ha sede in Baviera — comincerà ad applicare ai correntisti privati un tasso di interesse negativo. In pratica, chiederà ai clienti retail di pagarle un compenso pari allo 0,40% per tenere depositate somme superiori a 100mila euro. Si tratta di un caso limite, unico in Europa, dove finora soltanto pochissime banche dell’area euro si erano limitate ad applicare tassi negativi alle aziende che hanno grandi tesorerie — come, per esempio, del gruppo francese Bpce — ma mai ai privati.

La decisione della banca tedesca cade in un momento in cui si discute degli effetti della politica monetaria della Banca centrale europea, che due anni fa decise di applicare tassi di interesse a zero e tassi overnight (cioè quanto devono dare alla Bce per parcheggiare la liquidità) negativi, con l’obiettivo di sostenere la crescita economica in Europa.

I tassi negativi sui depositi delle aziende sono uno dei modi con cui le banche in alcuni paesi europei cercano di recuperare il tasso overnight, fissato a -0,4 per cento dal 16 marzo 2016. In Francia, Bnp Paribas, Société Générale e Lcl hanno deciso di applicare spese di tenuta dei conti correnti. Nel Regno Unito, la Royal Bank of Scotland ha scritto ai clienti corporate dicendo che potrebbe tassare i depositi se la Banca d’Inghilterra portasse i tassi sotto lo zero. In Italia non risultano tassi negativi sui depositi bancari. In base a dati Abi, la media dei tassi di interesse bancari sui conti correnti era dello 0,13% a giugno di quest’anno. Un quarto rispetto a quattro anni prima, quando la media era dello 0,52 per cento. Da quella data, cioè dal giugno 2012, i tassi sono scesi progressivamente fino a toccare il minimo due mesi fa.

Che cosa potrebbe accadere in futuro in Italia? «Ritengo davvero improbabile che in Italia le banche possano cominciare ad applicare tassi negativi ai conti correnti — sostiene Pierangelo Dacrema, ordinario di Economia degli intermediari finanziari all’università della Calabria — . Le conseguenze di una tassazione dei depositi sarebbero negative per il sistema bancario. Se il deposito costa, il cliente ha interesse a non mantenerlo e ad accumulare il contante. I soldi custoditi nelle casseforti e sotto il materasso non gioverebbero a nessuno, tanto meno alle banche».

«Abbiamo visto la reazione di alcune banche estere — dichiara Andrea Lecce, responsabile Direzione Marketing Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo — ma pensiamo che farsi pagare da chi deposita è contro intuitivo rispetto al normale funzionamento del mercato bancario: noi non lo facciamo». Anche gli specialisti del risparmio gestito, da tempo alle prese con il fenomeno dello schiacciamento dei rendimenti (financial repression), ritengono improbabile che in Italia si assisterà a una diffusione della pratica dei tassi negativi sui depositi bancari. «Almeno fino a quando lo spread tra il bund e il btp a dieci anni manterrà un’ampiezza significativa — adesso di circa 110-120 punti base — non ci sarà alcuna tentazione da parte del sistema bancario di portare sottozero la remunerazione sui depositi», afferma Antonio Mauceri, amministratore delegato di Augustum Opus Sim. Esiste tuttavia la possibilità che in alcuni paesi del Nord Europa, dove i tassi sulle emissioni governative sono negativi per le scadenze fino a sette-dieci anni, l’esempio della banca tedesca possa trovare dei seguaci. Crescerà invece, secondo Mauceri,la pressione alla riduzione dei rendimenti sui depositi (online o vincolati), che potrebbero scendere dagli attuali livelli dello 0,8-1% a soglie più in linea con i tassi dei conti correnti.

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