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televisione

Il mio problema è Marco Travaglio

Alla Maratona Mentana Travaglio era fomentato come non succedeva dai tempi in cui Berlusconi puliva le sedie su cui si sedeva.

Ieri sera sapevo già che avrebbe vinto il No, ma lo stesso non mi sono voluta privare della Maratona Mentana, il Grande Fratello VIP dei sociopatici. Del resto l'edizione di ieri, ridotta causa devastante chiarezza del risultato otto secondi dopo la chiusura delle urne, è stata comunque premiata dal colpo di scena finale, ovvero le dimissioni di Renzi.

Ovviamente gli ospiti in studio erano numerosi, perché prevedevano di dover reggere la nottata e fra una battuta e una crisi di panico hanno trovato spazio davanti ai microfoni più o meno tutte le forme di vita che Sardoni e soci sono riusciti a raccattare, compresi grillini, umoristi e vari ed eventuali. Tuttavia, nella pittoresca sfilata di personaggi della maratona il più pericoloso per l'universo mio preferito è stato senz'altro Marco Travaglio, ieri sera finalmente sul carro del vincitore venuto ad annunciare la vittoria.

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Personalmente, trovo che Travaglio possa essere considerato un coacervo di cose che uccidono il giornalismo: per esempio, tendenza alla propaganda e lessico nemico delle sfumature. Ieri sera però, era fomentato come non lo vedevamo da quando Berlusconi puliva le sedie dove lui si era seduto. Non credo di essere sola in questo mio rancore, visto che dubito sia possibile affezionarsi a un giornalista che di base si occupa solo di campagne di lamentela e protesta. È vero, c'è stato un momento in cui Travaglio sembrava illuminare di giustizia divina il nostro orribile sistema di potere marcio e corrotto—però è durato poco. Almeno, per me è finito con la maggiore età.

Prima di cominciare, vorrei fare un punto sull'escalation che ha portato all'intervento di Travaglio di ieri, per contestualizzare la situazione psichica di noi pubblico di La7 e la mia definitiva presa di posizione contro MT. Il primo andato in onda per festeggiare pubblicamente è stato Salvini, in un delirio di ringraziamenti, "sconfitta dei servi" e "popolo contro i poteri forti". Ero ancora serena, sono abituata a non prestare attenzione a quello che dice.

Già con il Movimento 5 Stelle, lo ammetto, ho avuto più difficoltà. Il linguaggio di Di Maio Futuro Premier che quasi ordina di "aderire al cambiamento" anche all'Italia che ha votato Sì era abbastanza difficile da non notare. Eppure ero ancora calma. Ancora sinceramente convinta—e lo sono anche ora—che quel 60 percento di votanti contenesse un gruppo molto eterogeneo di persone, alcune che sono come Brunetta, ma il più delle volte semplicemente deluse e/o incazzate.

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Mi stavo sforzando di prenderla in maniera costruttiva. Poi Marco Travaglio è comparso sullo schermo.

Il tono del Nostro è estremamente conciliante. Nei primi tre minuti di intervento vengono fuori molto sobriamente le seguenti argomentazioni.

1. Renzi padrone ha tentato di "scardinare la Costituzione" e di ridurre la libertà dei cittadini, i cittadini però non lo vogliono più un padrone e che questo serva da "monito". Questo, ovviamente, va ad aggiungersi al fatto che Renzi ha "mentito" sempre e comunque. Sono quasi sicura che una volta Travaglio abbia chiesto a Renzi che ore erano e Renzi gli abbia mentito.

2. Chiunque abbia votato Sì lo ha fatto perché comprato. Chiunque abbia votato No, invece, lo ha fatto per un'idea. Per chi volesse fargli notare che l'unica "idea" di questa campagna era, appunto, il testo della riforma e che nello specifico il Fronte del No non era una vera forza politica, ma un raggruppamento di forze che per un motivo o per l'altro desideravano la fine del Governo Renzi e che adesso di fatto non esiste, vedere il punto 3.

3. I giornalisti sono dei servi. Tutti, indistintamente. Indovina da cosa si riconosce? Non lavorano al Fatto Quotidiano. Sai cos'altro puoi indovinare? Quale sarà l'unico giornale in tutta Italia non sottomesso a questo genere di odiosi rapporti di potere tanto da essere "abituato alla solitudine" come i martiri biblici? Esatto.

4. La riforma è stata scritta "con i piedi" "da un branco di analfabeti" e tutti coloro che occupano un ruolo nel mondo della cultura e dell'"intellighenzia" sono dei traditori—come chiunque apostroferebbe dei sostenitori di un centro sinistra moderato e riformista all'interno di una normale realtà parlamentare. Già quando facevano opposizione a Berlusconi lui li aveva sgamati, che in realtà pensavano solo al proprio personale tornaconto e alla loro "panza"—il che è buffo in bocca di qualcuno che ha letteralmente costruito una parte della propria carriera e del proprio personaggio da Commissario Basettoni della Ka$ta seguendo le vicende processuali di Silvio Berlusconi.

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Le argomentazioni proseguono sullo stesso registro linguistico e contenutisco, raggiungendo qui e lì piccoli picchi di #indignazione, in genere saggiamente incastonati in ragionamenti dubbi nei presupposti o nei contenuti. Uno dei miei preferiti (e anche dei suoi, a giudicare dalla tenacia con cui lo ripropone) sarebbe il fatto che gli italiani desiderino improrogabilmente eleggere i propri senatori, per non lasciare le loro nomine a oscure e malefiche Logiche di Palazzo™.

Questa cosa potrebbe anche essere vera, ma in tal caso sono la peggiore elettrice della storia repubblicana, visto che non ricordo il nome o un provvedimento qualsiasi di uno specifico senatore eletto da me nel corso della mia carriera di votante. Potrebbe anche non essere una tragedia, ma ho come la sensazione di non essere affatto sola in questa mia ignoranza e che questa argomentazione sia stata vagamente strumentalizzata insieme a molte altre.

Molti, Travaglio compreso, pensano che la scelta fatta da un sacco di persone su questo referendum sia inequivocabile e di parte. Io no. Penso che sia stata dettata da una complessa miriade di ragioni e un paio siano state errori di Renzi, e penso anche che sia necessario cercare di capire e andare molto più in profondità.

Per Travaglio, però, la cosa fondamentale è la creazione della narrazione del Dittatore Televisivo che Agisce nell'Ombra, e non c'è relazione causa-conseguenza che tenga. Per come è strutturato il suo pensiero è impossibile che non ci sia un unico, grande tirannico Nemico sulla cui testa si possa riversare la colpa di tutto indistintamente.

È la chiave della comunicazione che ha stabilito con i suoi lettori/ammiratori: non è colpa vostra. Sfortunatamente è una chiave di lettura parecchio sexy e questo spiega il suo successo, perché difficilmente si può trovare qualcosa di più facile che individuare un grosso bersaglio e cominciare ad attaccarlo a testa bassa nella speranza che cambi qualcosa.

Renzi da parte sua funzionava da dio come nuovo Nemico Pubblico Numero Uno, così bene che durante la maratona lo stesso Travaglio dice che ora ci sarà bisogno di un qualche "clone di Renzi." Ecco, ora dovrà trovarsene un altro.