Come premiare i dipendenti in modo fiscalmente efficiente

Noemi Secci

4 Novembre 2018 - 21:46

condividi

Premi di produttività erogati ai dipendenti: quando possono essere erogati, in quali casi beneficiano della detassazione e della decontribuzione.

Come premiare i dipendenti in modo fiscalmente efficiente

Se in azienda si verificano incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione, il datore di lavoro può erogare dei premi ai dipendenti, anche sotto forma di partecipazione agli utili o di misure di welfare.

I premi beneficiano, se si rispettano le condizioni previste dalla legge e dalla contrattazione collettiva, della decontribuzione e della detassazione: in parole semplici, sui premi erogati si pagano meno tasse e meno contributi; in alcuni casi, tasse e contributi sono azzerati.

I criteri con cui misurare i miglioramenti, però, devono essere oggettivi; se i lavoratori risultano coinvolti dall’azienda pariteticamente nell’organizzazione del lavoro, i benefici possono risultare maggiori. Inoltre, alla base delle agevolazioni devono essere stati stipulati dei contratti collettivi, aziendali o territoriali.

Ma procediamo per ordine e vediamo, nel dettaglio, come premiare i dipendenti in modo fiscalmente efficiente.

Benefici contributivi sui premi ai dipendenti

Se il datore di lavoro decide di erogare ai dipendenti dei compensi variabili legati ad incrementi di produttività, qualità e ad altri elementi di competitività, previsti dalla contrattazione collettiva, su questi compensi, o premi, possono essere goduti dei benefici contributivi. In pratica, i contributi previdenziali da versare all’Inps su queste somme sono ridotti, sino ad azzerarsi in alcuni casi.

Nello specifico, i benefici contributivi sui premi di produttività sono i seguenti:

  • una riduzione del 20% dell’aliquota contributiva IVS a carico del datore di lavoro (si tratta della quota di contributi versata per la pensione: IVS sta difatti per invalidità, vecchiaia e superstiti);
  • l’azzeramento dei contributi previdenziali a carico del dipendente.

Questi benefici spettano, però, se:

  • l’azienda coinvolge pariteticamente i lavoratori nell’organizzazione del lavoro;
  • i compensi erogati sono premi di risultato, di ammontare variabile collegati ad incrementi di produttività, redditività, qualità, efficienza ed innovazione, misurabili e verificabili sulla base di criteri definiti con decreto;
  • in alternativa, i compensi sono costituiti da somme erogate sotto forma di partecipazione agli utili dell’impresa;
  • i compensi sono previsti da contratti collettivi territoriali stipulati, dal 25 aprile 2017, dalle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale;
  • in alternativa, i compensi sono previsti da contratti collettivi aziendali stipulati, dal 25 aprile 2017, dalle Rsa o dalla Rsu delle associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale.

La quota massima di compenso che può beneficiare della decontribuzione è pari a 800 euro annui.

Decontribuzione totale sui premi ai dipendenti

Stanti le condizioni appena esposte, se i premi sono erogati in forma non monetaria, attraverso strumenti di cosiddetto “welfare aziendale”, cioè come retribuzione in natura e utilità diverse (borse di studio per i figli, asilo nido aziendale, assistenza domiciliare…), su queste somme si beneficia della decontribuzione piena.

Per misure di welfare aziendale si intendono, in generale, tutte le misure che migliorano la qualità della vita dei dipendenti e la conciliazione famiglia-lavoro.

Ulteriore riduzione dei contributi sui premi ai dipendenti

In alcuni casi, al lavoratore è riconosciuto uno sgravio pari ai contributi sui compensi percepiti legati alla produttività, e al datore di lavoro uno sgravio del 25% della contribuzione a suo carico. La riduzione dell’onere contributivo può arrivare sino al 5% della retribuzione annua imponibile, nei limiti delle risorse stanziate.

Quest’ulteriore beneficio contributivo è riconosciuto se i compensi sono collegati ad incrementi di produttività, qualità e ad altri elementi di competitività, dai quali si desume l’andamento economico dell’impresa e dei suoi risultati. Per il riconoscimento dell’agevolazione, è necessario che la corresponsione o l’ammontare dei compensi siano incerti, e che alla loro base siano stati stipulati dei contratti collettivi aziendali o territoriali (di secondo livello).

Detassazione dei premi per i dipendenti

Sui compensi elencati, ossia sui premi di risultato che rispondono ai requisiti esaminati nei paragrafi precedenti, sono previsti anche importanti benefici fiscali, oltreché contributivi.

Nel dettaglio, su questi compensi, sino a un massimo di 3mila euro lordi annui, è prevista una tassazione agevolata, cioè un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali pari al 10%.

Con riferimento ai premi basati sui contratti collettivi stipulati prima del 24 aprile 2017, ed alle aziende che coinvolgono pariteticamente i dipendenti nell’organizzazione del lavoro, l’importo detassabile ammonta invece a un massimo di 4mila euro annui.

Detassazione delle misure di welfare

Se i compensi sono riconosciuti, anziché in denaro, attraverso misure di welfare aziendale di valore equivalente, il beneficio, oltre a essere, come osservato, totalmente esente da contribuzione, è anche totalmente esente da imposte.

Le misure di welfare possono essere offerte anche sotto forma di voucher, sia elettronici che cartacei.

Quali lavoratori beneficiano della detassazione e della decontribuzione?

Non tutti i lavoratori possono beneficiare della detassazione e della decontribuzione, ma soltanto i titolari di reddito di lavoro dipendente di importo non superiore a 80mila euro, nell’anno precedente quello di percezione delle somme.

Gli 80mila euro si intendono al lordo delle somme assoggettate nello stesso anno ad imposta sostitutiva.

Iscriviti a Money.it

SONDAGGIO