U2, il mito che (forse) non è mai stato mito

Per quelli della mia generazione, gli U2 sono un nome scolpito nel marmo dell'eternità. Impossibile non conoscerli. Fanno parte del bagaglio culturale che automaticamente un essere umano assorbe venendo al mondo. "Amore", "morte", "Dio", "spaghetti", "mare" e "U2". Purtroppo quelli della mia generazione sono vittima di un errore, lo stesso...

Per quelli della mia generazione, gli U2 sono un nome scolpito nel marmo dell'eternità. Impossibile non conoscerli. Fanno parte del bagaglio culturale che automaticamente un essere umano assorbe venendo al mondo. "Amore", "morte", "Dio", "spaghetti", "mare" e "U2". Purtroppo quelli della mia generazione sono vittima di un errore, lo stesso in cui cade chiunque non è più giovane ma si sente ancora tale (un rischio comune in questi tempi di giovanilismo spinto a oltranza) e cioè che i loro miti siano miti per tutti e per sempre. In realtà non è così.

Anche i miti crollano e spariscono nella polvere. Gli U2 lo stanno già facendo. Insomma, quello che sto dicendo - ed è un'ammissione dura per uno che ha passato le estati in Irlanda, ha ballato il primo lento sulle note di With or Without You, e li ha visti in concerto tre volte e ha collezionato vari bootleg dei loro live (uno su tutti registrato durante un concerto a Modena: si sente un tizio che bestemmia in dialetto, cover sotto) - è che forse gli U2 non sono questa gran cosa.

Magari sono stati dei grandi, ma per un paio di album, al massimo tre (The Unforgettable Fire, The Joshua Tree, Achtung Baby). E War? E October? Mi diranno i fan più sfegatati. Sì, album interessanti, ma destinati a entrare nella storia della musica? Non saprei. Avrei qualche dubbio nel reputare persino Achtung Baby un album storico. È pieno di belle canzoni, sia chiaro. Tanto per citarne una, One che Rolling Stones addirittura ha piazzato 36esima nella lista delle top 500 di tutti i tempi.

Ma secondo me gli U2 autentici, che più risentono della tradizione irlandese, sono quelli di The Unforgettable Fire e The Joshua Tree. Sono gli U2 che hanno fatto della chitarra di The Edge le cui corde si amplificano e disperdono in eco infiniti, la loro cifra stilistica. Gli U2 di Bad (bellissima in concerto! Video sotto) o I Still Haven't Found What I'm Looking For. Canzoni che quando le sento ancora mi si stringe il cuore e mi arrivano come una ventata, sapori e sensazioni della mia adolescenza. Oltre a questi tre ci sono stati album belli anche se commerciali (Ruttle and Hum) e belli, ma non abbastanza (Zooropa) oppure brutti (Pop) e infine gli album in cui gli U2 cercavano di ritornare i veri U2 dimostrando che non avevano più niente da dire.

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Poi c'è quest'ultimo album, la sorpresina. Un album che somiglia a uno di quegli allegati che i quotidiani ci obbligano a prendere, anche se ne faremo volentieri a meno. Un album imposto dalla Apple anche se gratuitamente, a tutti i 500 milioni di utenti di iTunes, in occasione della presentazione del nuovo iPhone e dell'iWatch. Niente opzione di download di Songs of Innocence, che veniva messo direttamente nella libreria. Un album musicalmente brutto ma che, personalmente, giudico comunque un punto di svolta. Perché?

Perché mi ha chiarito che gli U2 appartengono alla mia generazione, non a tutte le generazioni come appartengono e apparterranno invece quelli grandi sul serio, tipo Bob Dylan. Perché mi ha fatto capire che per una certa parte di pubblico gli U2 non sono un cazzo. E perché me li ha resi definitivamente antipatici. Potevano rimanere un mito, Bono, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen se non per i ragazzini di oggi che sbavano sotto i glutei twerkeggianti di Miley Cirus, per me, per quelli nati tra gli anni Settanta e Ottanta. Invece?

Invece, oltre a pubblicare album poco significativi, hanno impresso le loro firme su un'edizione speciale dell'iPod, si sono prestati a pubblicizzare brand della moda (Bono per Lousi Vuitton), nonostante siano ricchi sfondati hanno un rapporto poco trasparente con il fisco (dall'Irlanda il patrimonio spostato nelle Antille Olandesi) e poi Bono: onnipresente, come il prezzemolo. Infin quest'album consegnato alla storia e che la storia ha rispedito al mittente, con una domanda diventata sito: who is U2? La Apple? Ha capito che con la storia e i ragazzini che saltano da un social network all'altro non si scherza e ha pubblicato una guida per liberarsi dagli U2.

Perché non firmo questo pezzo? Non perché abbia paura delle mie affermazioni, ma perché voglio ancora galleggiare nelle mie bugie. Nei  falsi miti. Parlare di musica con i settantenni e difendere la mia generazione affermando che gli U2 sono meglio dei Beatles, con i ventenni e gettare fango sulla loro dicendo che i loro miti non sono eterni come i miei. Anche se da oggi so che non è così.