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Foto di Contavalle Valentina

La Sicilia, terra di tradizioni, arte, cultura, folclore, sapori, gastronomia, mitologia e ricca di contraddizioni, è sempre stata nominata per avvenimenti poco ‘benevoli’ che nell’arco di questi ultimi decenni l’hanno caratterizzata. Così facendo, si sono messi sempre in disparte alcuni valori umani che la Sicilia ha dato e continua a dare. Nomi come Peppino Impastato, Don Pino Puglisi, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino sono l’orgoglio di tutti i siciliani. Hanno combattuto fino alla fine dei loro giorni per la giustizia, che grazie a loro è divenuta un pensiero fisso dei giovani di oggi. Il profumo degli agrumi, il vino, l’olio raffinato delle nostre terre hanno fatto ‘compagnia’ a gente come: Pirandello, Verga, Sciascia, Tomasi di Lampedusa, Archimede, Bellini e altri. La Sicilia rimane marchiata del nostro essere! Chi si è allontanato e si allontanerà dalla Trinacria, ricorderà la ‘sua terra’ in maniera indelebile.

Secondo voi, è più siciliano una persona che vive in Sicilia nella propria quotidianità, o un individuo (emigrante) che lontano dalle proprie radici ‘subisce’ la stupida denigrazione formatasi in una cultura superficiale, e che sente sempre la mancanza della Sicilia in tutte le sue sfaccettature? Sicuramente è difficile rispondere a questa domanda, anche perché non si misura la sicilianità in base a quanto si vive in patria o a quante pietanze culinarie tipiche si riescono a preparare… Essere siciliani vuol dire sofferenza, sacrificio, avere paura, affrontare le difficoltà, avere coraggio, essere solari, imbattersi in cambiamenti, fare finta di capire e sapere tutto senza aver sentito niente. Turisti di tutto il mondo apprezzano il ‘nostro’ sole, il clima, l’accoglienza, la spontaneità… Come dice Aurelio Trubia: “C’è una Sicilia che si muove con movimenti garbati e silenziosi, senza fare ‘scrusciu’, nella consapevolezza di inseguire obiettivi nobili e intensi”. E conclude: “ E ancora mi parlate della solita coppola e del solito carrettino siciliano!”.

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