22 aprile 2018 - 15:35

Germania, Spd elegge Andrea Nahles: è la prima presidente donna

È la prima volta di una donna leader nei 155 anni di storia del partito. L'ex ministro del Lavoro, madre single 47enne, ha battuto Simone Lange, 41 anni, durante il congresso straordinario tenuto a Wiesbaden, con il 66,35 per cento dei voti

di Paolo Valentino, inviato a Wiesbaden

Andrea Nahles (Getty Images)
Andrea Nahles (Getty Images)
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Per la prima volta nei suoi 135 anni di storia, la Spd ha scelto una donna alla sua guida. Com’era nelle previsioni, Andrea Nahles, già ministro del Lavoro e Affari sociali e ora capogruppo dei deputati al Bundestag, è stata eletta presidente della socialdemocrazia tedesca con 414 voti su 624, pari a una percentuale del 66,3. Per l’altra candidata, la borgomastro di Flensburg, Simone Lange, hanno votato 172 delegati. Quello di Nahles è un risultato inferiore alle attese e conferma il disagio che attraversa il secondo e più antico partito tedesco, ancora lacerato dalla decisione di partecipare al governo in una Grande Coalizione sotto Angela Merkel, nonostante il peggior risultato elettorale del Dopoguerra.

Solidarietà, libertà e giustizia sociale

«Mi chiamo Andrea Nahles, ho 47 anni, una figlia, sono iscritta alla Spd da 30 anni e sono qui grazie ai miei genitori, ma soprattutto grazie a questo partito», ha esordito le neo-eletta, nel suo stile combattivo. «Oggi rompiamo la cappa di vetro anche nella Spd e potete essere sicuri che il nostro cielo rimarrà aperto». Nahles ha promesso di rinnovare e di rilanciare il partito, che gli ultimi sondaggi danno perfino sotto il disastroso 20 per cento ottenuto nelle elezioni federali dello scorso settembre. «Un partito può essere rinnovato anche stando al governo, ma i nostri sei ministri non potranno fare un buon lavoro se non hanno il nostro pieno sostegno», ha detto, chiaramente rivolta a rassicurare i tanti che nella Spd temono che la terza partecipazione a un esecutivo con la Cdu-Csu si riveli un suicidio politico, ma anche a sollecitare da parte loro un atteggiamento meno critico. Nahles ha indicato nella solidarietà la chiave irrinunciabile del nuovo paradigma socialdemocratico, accanto ai due pilastri tradizionali della libertà e della giustizia sociale: «La solidarietà è quella che manca di più nel mondo globalizzato, neo-liberale e iper-digitalizzato».

Il sogno? «Casalinga o cancelliera federale»

Cattolica praticante, laureata in germanistica e filosofia a Bonn, madre singola, Nahles è cresciuta in un piccolo villaggio del Palatinato, dove ancora oggi ha casa e torna ogni settimana per essere insieme alla figlia. Suo padre era muratore e lei è stata la prima della famiglia a fare politica. Ancora al liceo, scrivendo di sé sul giornalino della scuola, disse che il suo sogno era di diventare «casalinga o cancelliera federale». Entrata a 18 anni nella Spd, Nahles divenne nel 1995 capo degli Jusos, i giovani socialdemocratici, tradizionale palestra della sinistra del partito. Eletta al Bundestag per la prima volta nel 1998, si trovò a criticare da sinistra il governo rosso-verde di Gerhard Schroeder, del quale non condivise le riforme dell’Agenda 2010. Nahles è stata segretario generale della Spd dal 2009 al 2013, quando diventò ministro del lavoro e degli Affari Sociali nel secondo governo di Grosse Koalition, guidato da Angela Merkel. E’ stata lei a introdurre in Germania il salario minimo garantito per legge e ad abbassare l’età pensionistica a 63 anni, nel caso di 45 anni di contributi. La nuova leader della Spd è celebre per il suo linguaggio popolare, infarcito di espressioni infantili o gergali e le sue battute brucianti, come quando dopo le elezioni del 2017 e l’iniziale decisione di stare all’opposizione, promise metaforiche «sberle» alla Cdu.

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