Next Journalism, scarica gratis l'ebook di Wired sul futuro del giornalismo

Come saranno i giornali del futuro? Philip di Salvo e Valerio Bassan hanno intervistato ricercatori, analisti e giornalisti che invece di chiudersi in se stessi stanno già vivendo il cambiamento. Qui l'ebook da leggere gratis

SCARICA QUI L'EBOOK NEXT JOURNALISM DI PHILIP DI SALVO E VALERIO BASSAN

testo di Philip di Salvo e Valerio Bassan

Le cose vanno male per i giornali: sempre meno persone li comprano su carta e il modello di business basato sulla pubblicità online non è riuscito a riparare quanto veniva perso altrove. Le immagini dei dipendenti licenziati che lasciano le grandi redazioni americane con tutto il contenuto delle loro scrivanie in scatole di cartone fanno ormai parte dell’immaginario collettivo di questo decennio. Anche una testata giudicata intoccabile come il New York Times ha dovuto inserirle nel proprio libro di storia.

Se i segnali si fanno sempre più nefasti e gli spazi per i giornali sembrano restringersi di più ogni giorno che passa, un’altra cosa sembra essere paradossalmente sempre più vera: non c’è mai stato così tanto giornalismo disponibile e mai in forme così tanto sfaccettate e multidimensionali. Un giornale oggi è tante cose allo stesso tempo, per tanti pubblici diversi allo stesso tempo: è un’edizione online, è un’edizione digitale, è su carta, è sui social media, è sugli smartphone, è sui Google Glass, è gli eventi che organizza.

Le forme del giornalismo, forse, non hanno più i confini chiarissimi di un tempo, ma di sicuro sono aumentate e si sono ibridate come mai in precedenza. Quello che davvero non funziona più sono i vecchi modelli di business, su cui si sono fondate le certezze che da un certo momento in avanti hanno smesso di essere tali e hanno al contrario iniziato addirittura a pesare come zavorre. Guardare indietro è impossibile, guardare al presente forse fa paura. Il futuro, però, è da inventare.

All'interno di Next Journalism, l'ebook di Wired realizzato in collaborazione con EJO | Osservatorio europeo di giornalismo e NewsLab, l'osservatorio dell'Università Cattolica, abbiamo cercato di guardare oltre questo passaggio, andando a parlare con persone che stanno già plasmando pezzi del futuro di questo settore: ricercatori, analisti, giornalisti spesso visionari ma che si stanno già muovendo come se i prossimi 5 anni fossero già trascorsi, cercando di non commettere gli errori del passato.

Tra loro ci sono Emily Bell, Direttore del Tow Center for Digital Journalism alla Columbia; Jay Rosen, docente di giornalismo presso la New York University; Luke Lewis, direttore di BuzzFeed UK; Trevor Timm, co-fondatore ed executive director della Freedom of the Press Foundation. Ma anche altri innovatori dell'informazione come Tony Haile, Alberto Cairo, Matt Waite, Nonny de la Pena, Robert Hernandez, Lara Setrakian, Ernst Jan-Pfauth.

Ora, nel 2015, le soluzioni cui ricorrere non possono più essere univoche e adatte a tutti e quasi sicuramente nessuna testata giornalistica troverà più una soluzione buona e che funzioni per sempre. Quella cosa finora conosciuta come giornale è destinata a trasformarsi nel tempo e il perché è stato scritto da George Brock nel suo ultimo libro Out of Print: il cambiamento è l’unica costante del giornalismo. In fin dei conti non è mai stato altrimenti e Internet ha imposto a tutti nuovi ritmi e nuove sfide.

Dove siamo, ora? Difficile dirlo. Le cose per l’economia dei giornali tradizionali vanno sempre peggio, mentre nuove esperienze che hanno saputo adottare e modificare i propri linguaggi all’online iniziano a mostrare come non sia invece impossibile riuscire a galleggiare nelle acque agitate del Web. L’unico fondamento da imparare a memoria è che i giornali non hanno più alcuna esclusiva, non sono più la fonte unica di informazione di una società così radicalmente trasformata. L'ebook prosegue in senso inverso: prima le soluzioni, poi le analisi dei problemi, purtroppo molto più noti dei loro antidoti.

Se all’inizio andremo a guardare agli scenari possibili e più vitali, le ultime interviste che leggerete qui mettono a fuoco la condizione attuale, approfondendo alcune delle questioni “fondamentali”. Il giornalismo non è morto, il giornalismo è cresciuto.

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Foto di apertura: Mike Licht/Flick CC