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Una giornata al 5G. Prova su strada (con incidente di percorso) della rete di nuova generazione

Una giornata al 5G. Prova su strada (con incidente di percorso) della rete di nuova generazione
In Svizzera, primo Paese europeo ad abbracciare la rivoluzione, per assistere all’attivazione di un’antenna basata su tecnologia Ericsson. Toccando con mano il suo potenziale fra realtà e promesse, proprio mentre sta arrivando in Italia
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Locarno (Svizzera) – Deve esserci stato un errore. Per la fretta è stato prenotato l’hotel sbagliato: una casa di riposo che di tanto in tanto affitta delle stanze ai viaggiatori. C’è una sottile ironia nell’esser finiti in un posto simile mentre siamo in cerca di quel presente prossimo chiamato 5G. "Guardi il wi-fi qui c’è solo nella zona del ristorante", spiega gentile Franco, il cameriere sessantenne che ci accoglie. Arrivati per provare le mirabolanti capacità delle reti mobili di prossima generazione, che Swisscom ed Ericsson stanno attivando nel Paese, ci ritroviamo in un albergo che vira al passato con tanto di infermeria al piano terra, ascensori con grossi pulsanti ad altezza sedia a rotelle e nessuna connessione al Web se non nell’area della colazione.
La mattina successiva, ad ottocento metri di distanza, troviamo il presente prossimo sotto forma di un’antenna per le telecomunicazioni posta vicino ad una grande rotatoria, La Ronda, all’entrata della città. “Siamo pronti?” chiede Stefano Santinelli di Swisscom. “Ora accendiamo”, aggiunge, mentre un suo collega si avvicina a un portatile per attivare l’antenna 5G. La Svizzera è il primo Paese europeo ad aver abbracciato questa inevitabile rivoluzione che ora sta toccando l’Italia. Entro il 2021 il 90 per cento del territorio elvetico verrà coperto, oggi siamo ad oltre cento centri urbani, ma Swisscom pensa di arrivarci già a fine anno. Un primato del quale va abbastanza fiera.

Pochi minuti dopo l’accensione, eccoci con uno smartphone 5g fra le mani in mezzo a La Ronda, a circa cento metri dall’antenna. Il telefono che abbiamo tutti in tasca non è compatibile, ovviamente. “La velocità non è ancora quella che raggiungeremo quando la tecnologia sarà ottimizzata”, mi spiega Noris Guarisco, ingegnere dell’operatore svizzero. Assieme al personale di Ericsson, in mezzo a quella grossa rotatoria trasformata in giardinetto pubblico siamo tutti chini sullo schermo del telefono dove abbiamo avviato il test di velocità. Record raggiunto al terzo tentativo: 754 megabit per secondo (mbps). Con il 4G a Roma arriviamo a 213. “E calcoli che in teoria potremmo raggiungere i 20 gigabit per secondo”. In teoria.
Più efficiente, più stabile, più veloce. La promessa del 5G è questa. Lasciamo perdere la velocità teorica, quella che abbiamo provato era già sufficiente per far cose interessanti. Se per scaricare un intero film da un giga da Netflix prima dovevamo attendere una decina di secondi, con il 5G l’operazione l'operazione è quasi istantanea. In streaming i video partono senza alcun ritardo, come se li avessimo direttamente sul telefono. Non parliamo poi della musica. La latenza, la velocità di risposta della rete, è così bassa che in videogame come PlayerUnknown's Battlegrounds (Pubg) si ha la sensazione di avere un vantaggio sensibile sugli altri. Sensazione, non certezza: magari in quella partita specifica c’erano solo giocatori connessi da reti particolarmente malmesse.

La latenza è una questione sulla quale Ericsson insiste parecchio. L’assenza di ritardo e la stabilità permettono, in prospettiva, di guidare una ruspa con una precisone millimetrica a centinaia di chilometri di distanza come di eseguire un’operazione con il paziente in una città e il medico in un’altra connesso a un robot chirurgo. Lo abbiamo fatto in prima persona un paio di anni fa, guidare una ruspa a distanza non operare un paziente, durante una sperimentazione del 5G. In realtà nessuno sa ancora cosa accadrà davvero, così come non era chiaro quali poi sarebbero stati i servizi che avrebbero avuto successo sfruttando le capacità del 4G quando venne lanciato. Si fanno ipotesi, si azzardano scenari.

Per ora il ritardo nel segnale, stando alla prova, non è ancora così basso come forse sarà. Ma è immaginabile una migrazione di massa dalle connessioni private al Web via rete fissa a quelle mobili. Con un gigabit per secondo, non c’è bisogno della fibra ottica e questo potrebbe significare avere la banda ultra larga anche lì dove non è mai stata portata. “Ma la connessione fissa servirà sempre, soprattutto per gli uffici”, sottolineano alla Swisscom. “Se devi collegare centinaia di computer il 5G per ora non va bene. Questione di antenne”.
A proposito di antenne. Per il 5G svizzero non siamo i primi italiani ad aver mostrato interesse. Un gruppo di complottisti che predica via social, ha sostenuto una presunta pericolosità di alcune frequenze usate da queste reti. Nessuna prova scientifica a sostegno, casomai è certa una efficienza maggiore e consumi ridotti, ma in tempi di crociate su Facebook anche il 5G è finito sotto accusa. Il vero problema in realtà sta nei prezzi alti degli smartphone compatibili che stanno arrivando sul mercato così come degli abbonamenti. Senza dimenticare le vecchie reti, ben più invadenti e inefficienti, che prima o poi andrebbero smantellate.

Allo ospizio di Locarno del 5G non sanno nulla. Franco, il cameriere, alza le spalle: “Non ho idea di cosa sia, mi spiace”. Però è contento che la Svizzera sia stato il primo Paese in Europa ad aver lanciato una nuova tecnologia. Al momento dei saluti gli consigliamo di estendere il wi-fi anche alle stanze. Sorride, ma non è convinto che ai suoi ospiti interessi poi molto la tecnologia, le connessioni o il presente prossimo. Stanno benissimo anche così.