Arrigo Levi, direttore
e ballerino di samba

risponde Aldo Cazzullo

shadow

Caro Aldo,
ricordo così Arrigo Levi, una persona educata, sempre un passo indietro da stridenti e provocatorie polemiche. Mai sfacciatamente sotto le luci della propaganda. Insomma, se ne è andato in punta di piedi, Levi, esponente di lusso dell’intelligenza italiana. Un nome impossibile da accostare al pettegolezzo. Una persona che ha ricoperto incarichi importanti, senza disturbare. Lasciando solida traccia del suo lavoro. Lei come lo ricorda?
Fabio Sìcari, Bergam

Caro Fabio,
Quando Arrigo Levi compì novant’anni diede un’intervista a Maurizio Caprara per il Corriere. Fu uno spaccato di storia del giornalismo. Alberto Cavallari che parte per la guerra dei Sei Giorni con due valigie, una con i vestiti e l’altra con i suoi libri sul Medio Oriente. Piero Ottone. Enzo Bettiza. Alberto Ronchey, «quello al quale assomigliavo di più» diceva Levi, che prese il posto di Ronchey alla direzione della Stampa, scelti dall’Avvocato Agnelli. I due in effetti si assomigliavano per formazione, esperienza — entrambi erano stati corrispondenti dall’Unione Sovietica, che non era una passeggiata —, cultura. Ma avevano stili personali molto diversi. Con una punta di sana irriverenza, Vittorio Zucconi raccontò di aver visto le boccettine di lassativo che Ronchey doveva assumere e quelle astringenti che prendeva invece Levi, e commentò: «Se le avessi invertite avrei commesso il delitto perfetto». Levi apparteneva a una generazione che conosceva le guerre. Nel 1948 aveva combattuto per Israele, collocando mine a Sud del Mar Morto. La sua vita ebbe momenti drammatici, come quando le Brigate Rosse assassinarono il suo vice alla Stampa, il partigiano di Giustizia e Libertà Carlo Casalegno. Quando Ciampi lo nominò consigliere per la comunicazione, scrissi che era un po’ l’ultima missione di una lunga carriera. Mi telefonò fintamente arrabbiato: «Ma quale ultima missione! Potrei ancora diventare il tuo direttore!». Il giorno in cui si laureò in filosofia aveva vinto una gara di samba. Possedeva insomma una sua leggerezza (verrebbe da dire proprio «levità») e un profondo gusto per la vita. Sino all’ultimo, sino al delizioso aneddoto dell’inno di Israele e della canzone popolare modenese cantati in ospedale prima di andarsene.

Giorno Precedente Giorno Successivo

LE ALTRE LETTERE DI OGGI

Storia

«Io, studente, interrogato da Amintore Fanfani»

A proposito della lettera del 5 agosto, vorrei aggiungere un’esperienza personale di tanti anni fa che può contribuire a meglio conoscere la personalità del professore Amintore Fanfani. Dovevo passare con lui il mio ultimo esame, Storia economica alla Facoltà di Economia e commercio di Roma, dove il prof. Amintore Fanfani era titolare di cattedra. Poiché interrogava solo lui tutti gli esaminandi — con grande delusione della sua storica assistente — ed eravamo per la gran parte studenti lavoratori , in una sala ci trovammo « ammucchiati in oltre trecento studenti. In tre prendemmo l’ardire di chiedergli se fosse stato possibile scaglionare gli esaminandi sui quattro giorni previsti in modo da non dover prendere congedo al lavoro per un così lungo tempo (all’epoca lavoravo in banca ed avevo undici giorni di ferie annue…). Gentilmente ci rispose che lui era Presidente del Consiglio, quindi con numerosi impegni, e se alla fine della giornata fosse riuscito ad interrogare qualche studente in più non avrebbe perso il suo tempo. Sul momento non fummo contenti, ma poi ho ripensato spesso a quella risposta comprendendone il valore educativo.
Pierpaolo Merolla Direttore onorario Commissione europea Kraainem, Belgio

INVIATECI LE VOSTRE LETTERE

Vi proponiamo di mettere in comune esperienze e riflessioni. Condividere uno spazio in cui discutere senza che sia necessario alzare la voce per essere ascoltati. Continuare ad approfondire le grandi questioni del nostro tempo, e contaminarle con la vita. Raccontare come la storia e la cronaca incidano sulla nostra quotidianità. Ditelo al Corriere.

MARTEDI - IL CURRICULUM

Pubblichiamo la lettera con cui un giovane o un lavoratore già formato presenta le proprie competenze: le lingue straniere, l’innovazione tecnologica, il gusto del lavoro ben fatto, i mestieri d’arte; parlare cinese, inventare un’app, possedere una tecnica, suonare o aggiustare il violino

Invia il CV

MERCOLEDI - L'OFFERTA DI LAVORO

Diamo spazio a un’azienda, di qualsiasi campo, che fatica a trovare personale: interpreti, start-upper, saldatori, liutai. 

Invia l'offerta

GIOVEDI - L'INGIUSTIZIA

Chiediamo di raccontare un’ingiustizia subita: un caso di malasanità, un problema in banca; ma anche un ristorante in cui si è mangiato male, o un ufficio pubblico in cui si è stati trattati peggio. Sarà garantito ovviamente il diritto di replica

Segnala il caso

VENERDI -L'AMORE

Chiediamo di raccontarci una storia d’amore, o di mandare attraverso il Corriere una lettera alla persona che amate. Non la posta del cuore; una finestra aperta sulla vita. 

Racconta la storia

SABATO -L'ADDIO

Vi proponiamo di fissare la memoria di una persona che per voi è stata fondamentale. Una figlia potrà raccontare un padre, un marito la moglie, un allievo il maestro. Ogni sabato scegliamo così il profilo di un italiano che ci ha lasciati. Ma li leggiamo tutti, e tutti ci arricchiranno. 

Invia la lettera

DOMENICA - LA STORIA

Ospitiamo il racconto di un lettore. Una storia vera o di fantasia. 

Invia il racconto

LA FOTO DEL LETTORE

Ogni giorno scegliamo un’immagine che vi ha fatto arrabbiare o vi ha emozionati. La testimonianza del degrado delle nostre città, o della loro bellezza.

Inviateci le vostre foto su Instagram all'account @corriere