La Germania lancia la maggiore campagna di test anticorpali d'Europa

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Di Paolo Alberto Valenti
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Si punta a monitorare la diffusione del virus in modo efficace. Tre studi che perferzioneranno il controllo dell'evoluzione epidemica e guiderannno allo sradicamento della pandemia

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La Germania lancia la maggiore campagna di test anticorpali per coronavirus d'Europa. Si punta a monitorare la diffusione del virus in modo efficace. Tre studi che perfezioneranno il controllo dell'evoluzione epidemica saranno condotti dall'Istituto Robert Koch, dall'Istituto di Virologia dell'Ospedale Charité di Berlino e dal Centro Helmholtz per la ricerca sulle infezioni a Braunschweig.

A tappe forzate contro il coronavirus

Nel primo studio, saranno prelevati fino a 15.000 campioni ogni 14 giorni dalle donazioni di sangue. Il secondo si concentrerà su quattro aree maggiormente colpite da Covid-19, con campioni di sangue rappresentativi prelevati da circa 2.000 persone. Per il primo e il secondo sondaggio, i lavori inizieranno la prossima settimana, con i primi risultati previsti a maggio. La metodica ha dei significati pratici molto precisi: "Affinché il test sugli anticorpi abbia senso, è necessario aver avuto sintomi circa 4 settimane prima. Gli anticorpi impiegano un tempo relativamente lungo per apparire. Se hai avuto sintomi la scorsa settimana, non avrai ancora gli anticorpi - spiega la dottoressa Ulrike Leimer-Lipke, che fa parte del team della campagna epidemiologica - Soprattutto in Germania sappiamo che molte persone già li avevano (gli anticorpi) ed è molto importante per loro saperlo, soprattutto se hanno una nonna, una madre o un padre di cui si occupano".

Perché i test possono scardinare l'epidemia il caso Germania e il caso Veneto

Nessun paese ha ancora implementato con successo un programma nazionale di test sugli anticorpi. La Germania è già emersa come leader nei test per il coronavirus effettuando fino a 100.000 test al giorno, a cui è stato riconosciuto il merito di assicurare una bassa mortalità. Altri paesi, anche pensando di porre fine ai blocchi, hanno imboccato la stessa strada. La regione Veneto ha deciso di produrre da sola 20.000 tamponi al giorno per la diagnosi del coronavirus. Ha analizzato oltre 216 mila tamponi scoprendo e reagendo subito sulla base dei 15 mila contagi registrati. Dall'inizio dell'epidemia, la regione Veneto ha provato a fare altri test. Quando i primi casi di infezione sono stati segnalati in Italia, l'intero paese ha appreso il nome di Vò  Euganeo, la piccola città nella provincia di Padova dove il primo morto ufficiale di COVID-19 viveva sul territorio nazionale, e dove l'intera popolazione è stata testata due volte.

Il test esclusivo delle superfici inventato a Treviso

Inoltre vicino a Treviso, un laboratorio di Oderzo ha sviluppato un sistema per rilevare la presenza di COVID-19 nelle varie superfici: maniglie, scrivanie, computer, telefoni cellulari. Si tratta del test che è stato sviluppato nel laboratorio opitergino di Lifeanalytics per far fronte all'emergenza. L’analisi consentirà così alle aziende e alle autorità sanitarie di monitorare l'efficacia delle misure di sanificazione messe in atto. Il test svolge un ruolo importante per analizzare l'efficacia delle procedure di risanamento e monitorare l'igiene degli ambienti: secondo quanto evidenziato dai più recenti studi, il coronavirus sarebbe infatti in grado di sopravvivere sulle superfici per lunghi periodi di tempo, in alcuni casi anche settimane.

In dettaglio è stata elaborata una soluzione integrata di test basati sulla reazione a catena di un enzima (polimerasi) con l'estrazione di acido ribonucleico al fine di rilevare la presenza del virus Covid e Sars-CoV in tamponi per superfici ambientali, utilizzabile anche su dispositivi medici, giocattoli, maniglie, banchi di lavoro, attrezzature, maniglie, scrivanie ed in generale su qualsiasi superficie. Il test è già richiesto in tutto il mondo.

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