Le Gravine di Puglia sono impressionanti canyon ricoperti di vegetazione disposti a ventaglio attorno al golfo di Taranto. Per milioni di anni la tenera roccia calcarea è stata erosa dai fiumi che hanno creato spettacolari vallate, e scavata dagli uomini per farne rifugi e chiese.

Le Gravine di Puglia sono canyon verdipinterest
Ermess / Getty
Il paese di Laterza, costruito su una gravina

Oggi questi fiumi scorrono sottoterra e sfociano nel mar Ionio come sorgenti sottomarine, mentre nelle valli sono ancora visibili le tracce di popolazioni che hanno preferito vivere in grotte piuttosto che in case tradizionali. Una civiltà rupestre che ha espresso peculiarità artistiche giunte fino a noi grazie agli affreschi di decine di chiese che ancora oggi si possono visitare percorrendo le Gravine di Puglia e visitando i paesi che sono sorti ai loro margini.

Le molte grotte di Grottaglie

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Mario Perrone / Getty
La Gravina di Riggio, a Grottaglie

I toponimi non mentono: Grottaglie significa molte grotte, ed è da qui che comincia il percorso delle Gravine. A Grottaglie, per la verità, ce n’è solo un assaggio: la sua fama è legata alla produzione di ceramiche, grazie all’abbondanza di argilla che ancora viene estratta e lavorata. Fuori Grottaglie si può fare una passeggiata alla Gravina di Riggio, una piccola oasi dove vedere una cascatella naturale che crea un laghetto, oppure al parco delle cave di Fantiano, per passeggiare tra torrioni di tufo tagliati a mano dall’uomo di cui la natura ha ripreso possesso: in disuso dagli anni ’50, sono state bonificate per ospitare spettacoli ed eventi.

Massafra, tagliata in due dalla Gravina

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La Gravina di Massafra

Arrivati a Massafra non ci sono più dubbi su cosa siano le Gravine di Puglia. Il paese è tagliato in due dalla Gravina di San Marco che crea una profonda valle verdeggiante sulle cui pareti si vedono i resti di grotte create dall’uomo. I resti della civiltà rupestre si vedono nella chiesa di San Leonardo, incastrata tra i palazzi della Massafra anni Sessanta, dove gli affreschi del XI-XII secolo si sono perfettamente conservati, o nella chiesa della Candelora, dall’architettura assai bizzarra visto che ogni cupola ha una forma diversa (a capanna, a vela, a piramide...); si vedono ancora le colonne con i capitelli decorati e, sulle pareti, l’affresco di una Madonna dalla pelle ambrata, tipicamente bizantina.

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Franz Marc Frei / Getty
Un affresco della chiesa rupestre di Candelora a Massafra

All’esterno, affacciata sulla gravina, c’è la cella del monaco eremita. Ancora più spettacolare è, a monte, la gravina della Madonna della Scala, dal nome dal santuario al quale si accede dopo aver sceso una lunga scalinata in uno splendido paesaggio naturale. Dietro il santuario si snoda un sentiero che permette di camminare nella Gravina fino alla farmacia del Mago Greguro, un complesso di 12 grotte comunicanti che comprendono un ambiente molto ampio con duecento piccole nicchie scavate nel tufo dove si ritiene che il mago – o chi per lui – preparasse erbe officinali.

A Mottola la cappella Sistina delle Gravine

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De Agostini / Archivio J. Lange / Getty
L’interno di una chiesa rupestre di Mottola

Il borgo medievale di Mottola è piacevole e ben conservato ed è il punto di partenza per visitare il villaggio rupestre di Petruscio, 600 grotte artificiali disposte su più piani, quasi grattacieli trogloditi, straordinariamente ben conservati. La tradizione vuole che Petruscio sia stato costruito nell’847 d.C dagli abitanti di Mottola in fuga dai saraceni e abitato fino al XII secolo. Il capolavoro della civiltà rupestre è la chiesa di San Nicola, a tre navate, detta anche la “Sistina della civiltà rupestre” per la qualità dei suoi dipinti. Sulla facciata, una Crocefissione simbolica di Cristo è da considerarsi tra i più antichi dipinti della Puglia altomedievale, del periodo delle lotte iconoclaste, quando monaci greci perseguitati si rifugiarono in Puglia. Altre chiese rupestri con affreschi sono quelle di San Gregorio, Santa Margherita e Sant’Angelo.

A Castellaneta, la Gravina grande

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Clodio / Getty
Il centro storico di Castellaneta affacciato sulla Gravina grande

La Gravina che abbraccia Castellaneta, detta anche Gravina grande, è la più vasta della zona, larga fino a 300 metri, profonda 140 e lunga circa 10 chilometri: dalla rotonda-belvedere nel centro del paese la si può vedere in tutta la sua maestosità. Castellaneta è stata costruita sul luogo più alto della vallata da chi intendeva difendersi dalle incursioni dei saraceni. L’area è da visitare con guide esperte perché non è di facile accesso, e proprio per questo è particolarmente suggestiva.

Laterza, tra Gravine, forni e fornelli

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Milla1974 / Getty
La chiesa madre di Laterza

Anche Laterza sorge abbarbicata sulla sua Gravina.. Il luogo più curioso della sua civiltà rupestre è la cosiddetta Cantina Spagnola (1664), una ex chiesa ipogea diventata luogo di riunione di un ordine cavalleresco del ‘600: sulle pareti è ancora ben leggibile un ciclo di affreschi con storie di iniziazione con religiosi o cavalieri in abito da cerimonia, un misto non ancora ben decifrato tra sacro e profano. Nel centro storico, tra stradine lastricate e scale si sale alla chiesa di San Lorenzo, con la bella facciata identica a quella ben più nota della cattedrale di Ostuni (ma precedente di 4 anni). Non si può lasciare Laterza prima di aver visitato i suoi forni e i suoi fornelli: i primi offrono pane fragrante, gli altri sono macellerie attrezzate per cuocere al momento la carne che si può scegliere direttamente dal bancone, tradizione che affonda le sue origini nella civiltà della pastorizia transumante, quando l’unico sistema di cottura era appunto il barbeque.

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