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Covid 19

Bari, medico morto di coronavirus. I colleghi: “Da 30 anni era un riferimento in ospedale”

Antonio Lerose, medico di Altamura, è morto ieri mattina dopo aver contratto il coronavirus. Ad annunciarlo, nel corso di una diretta Facebook, è stata la sindaca della città pugliese Rosa Melodia. Lerose, 65 anni, lavorava nell’unità di Otorinolaringoiatria dell’ospedale della Murgia ‘Perinei’.
A cura di Davide Falcioni
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Antonio Lerose, un medico di Altamura, è morto ieri mattina dopo aver contratto il coronavirus. Ad annunciarlo, nel corso di una diretta Facebook, è stata la sindaca della città pugliese Rosa Melodia. Lerose, 65 anni, lavorava nell'unità di Otorinolaringoiatria dell'ospedale della Murgia ‘Perinei' ed è morto all'ospedale ‘Miulli' di Acquaviva delle Fonti dove era ricoverato da un mese: si tratta del primo medico della provincia di Bari che lavorava in un ospedale a perdere la vita per il Covid-19. Il 29 marzo scorso era deceduto un fisiatra di Sannicandro che lavorava in un centro di riabilitazione.

In una nota la Direzione generale della ASL di Bari e tutto il personale impiegato all’ospedale  “Fabio Perinei” di Altamura hanno espresso "un sentito e profondo cordoglio per la morte del collega Antonio Lerose, otorinolaringoiatra in servizio all’ospedale della Murgia". "Il dottor Lerose – si legge – era il punto di riferimento dell’ambulatorio di Otorinolaringoiatra di Altamura dove lavorava da 30 anni. Un medico sempre disponibile e gentile. Assisteva i suoi pazienti senza mai tirarsi indietro. Tre le sue doti più significative, la capacità di ascoltare. Nel ricordarne le doti professionali e umane, la Asl si associa al dolore della famiglia".

Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale dell'Ordine dei Medici, si è associato al cordoglio ricordando che "per porre fine a questa strage urge tutelare l’integrità psicofisica di chi lavora nella Sanità. Servono i dispositivi di protezione ma anche tamponi di routine eseguiti ogni settimana su tutti gli operatori sanitari per tutelare loro e gli stessi pazienti". “Se le strutture pubbliche hanno capacità limitate in questo momento, che si autorizzino i laboratori privati in grado di eseguire i tamponi a farli – propone Anelli – con l’obbligo di comunicare i risultati al centro di coordinamento regionale. La sicurezza dei lavoratori e dei cittadini che si affidano alle cure degli operatori sanitari sono diritti costituzionalmente garantiti, che devono essere tutelati dal Ssr. Non si tratta di una concessione, ma di una pretesa in nome della nostra Carta Costituzionale su cui gli amministratori hanno giurato fedeltà nell'adempimento del loro mandato” conclude Anelli.

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