Cronaca

Appello di 100 medici: basta fake online sul virus

L'attacco dei camici bianchi ai colossi del Web: “Devono rettificare, sono a rischio vite umane”
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Una coincidenza singolare. Mentre si insedia il comitato di controllo indipendente di Facebook, ribattezzato “Corte suprema dei contenuti”, arriva la lettera aperta firmata da oltre cento medici che combattono in prima linea il coronavirus e diretta soprattutto al social network. “In qualità di medici, infermieri ed esperti sanitari di tutto il mondo, siamo qui per dare l'allarme. Il nostro lavoro è quello di mantenere le persone in salute. Ma in questo momento ci troviamo di fronte non solo alla pandemia di COVID-19, ma anche a una infodemia globale, notizie false che circolano viralmente sui social media mettendo a rischio vite umane in tutto il mondo", esordisce la petizione. 

Fra i firmatari ci sono luminari e personale ospedaliero statunitense, europeo, sudamericano, compresi tre italiani: Matteo Bassetti del Policlinico San Martino in Genova, Giovanni Maga dell’Istituto Genetica Molecolare del Cnr e Andrea Crisanti, del dipartimento di Medicina Molecolare Unipd. «Ho avuto a che fare con pazienti che volevano affrontare il cancro con il bicarbonato», spiega Maga. «E altri che erano stati convinti online che la causa dell'Aids era nei farmaci e quindi semttevano di prenderli anche se positivi. Quando si è disperati è facile farsi abbagliare dalle frottole». 

La lettera ricorda anche le storie che affermano che la cocaina è una cura, o che il Covid-19 è stato sviluppato come arma biologica dalla Cina o dagli Stati Uniti, si sono diffuse più velocemente del virus stesso. Le grandi aziende dei social media hanno provato ad agire, eliminando alcuni contenuti quando segnalati, e permettendo all'Organizzazione Mondiale della Sanità di pubblicare inserzioni gratuitamente.

Promossa dall’associazione non governativa Avaaz, l'appello punta il dito contro i colossi del Web colpevoli, secondo lei, di non fare abbastanza per frenare lo “tsunami di contenuti falsi sul coronavirus”. I toni sono quelli della crociata, in particolare nei confronti di Facebook. Si chiede di introdurre la rettifica. "Significherebbe avvisare e mandare una notifica a ogni utente che ha visto o interagito con post di disinformazione medica sulle loro piattaforme, e mettere a disposizione una rettifica ben strutturata, verificata correttamente e indipendentemente -- uno strumento che aiuti ad evitare che gli utenti siano ingannati da bugie pericolose.

Oltre a “disintossicare” gli algoritmi che decidono cosa mostrare agli utenti. "Queste grandi aziende hanno facilitato la diffusione delle idee e ne hanno tratto guadagno, hanno ora lo straordinario potere e la responsabilità di contrastare la fatale diffusione della disinformazione e di impedire che i social media rendano le nostre comunità più malate. Per salvare vite umane e ripristinare la fiducia nella sanità basata sulla scienza, i giganti della tecnologia devono smettere di dare ossigeno a menzogne, diffamazioni e fantasie che minacciano tutti noi".

La Avaaz, che in persiano significa "il suono che rompe il silenzio", è nata a New York nel 2007 e si batte da anni sul fronte dei diritti. Al centro di alcune polemiche sulla natura dei finanziamenti che avrebbe ricevuto in maniera indiretta da George Soros, negli ultimi tempi ha concentrato i suoi sforzi sui social media attaccando Google come Facebook.