Ecco l’app europea per il tracciamento che combatte il coronavirus rispettando la privacy

Il Pan-European Privacy Preserving Proximity Tracing (PEPP-PT) riunisce 130 ricercatori di otto Paesi per sviluppare applicazioni di contact tracing. E ha lanciato un sistema che funziona col bluetooth dello smartphone

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(afp)

130 scienziati ed esperti europei hanno dato vita a un'iniziativa congiunta per sostenere l'uso delle app nella lotta contro il coronavirus. E nel rispetto delle norme del Gdpr. Il Pan-European Privacy Preserving Proximity Tracing (PEPP-PT) riunisce 130 ricercatori di otto Paesi per sviluppare applicazioni di contact tracing. Queste app saranno cruciali per contenere i futuri focolai di coronavirus, una volta che le misure di blocco a livello nazionale saranno riuscite ad appiattire la curva di diffusione della pandemia. 

Una base comune

"Il nostro obiettivo è quello di fornire un’ossatura comune alle applicazioni digitali fondamentali della lotta globale contro COVID-19", ha dichiarato Hans-Christian Boos, fondatore della società di automazione Arago e consulente per il digitale del governo tedesco. "La piattaforma PEPP-PT che può essere utilizzata da altri, oltre ai fondatori,  permette un approccio al tracciamento digitale di prossimità anonimo e rispettoso della privacy, è in piena conformità con il GDPR e utilizzabile anche quando si viaggia da un Paese all'altro". 

Il GDPR, o Regolamento generale sulla protezione dei dati, è il regolamento sulla privacy dell'Unione Europea che fissa limiti rigorosi al trattamento dei dati personali, rendendo difficile, ad esempio, l'utilizzo dei dati di localizzazione degli smartphone per combattere il COVID-19. L’idea è quindi di utilizzare il Bluetooth, e registrare le connessioni tra i vari dispositivi quando ci avviciniamo a qualcuno, segnalando se il possessore dell’altro smartphone è positivo o no. Lo stesso approccio che sta alla base dell'app TraceTogether lanciata dal governo di Singapore, l’esempio forse più eclatante di risposta tecnologica alla pandemia. Finora il contact tracing è stato fatto - anche in Italia - intervistando coloro che sono stati infettati: un lavoro soggetto a errori, con pazienti spesso incapaci di ricordare tutti coloro che hanno incontrato nelle due settimane precedenti, il periodo di incubazione di COVID-19.

Dati criptati

A differenza della tecnologia di sorveglianza più invasiva utilizzata in Paesi con standard più bassi di privacy, il software europeo permette di criptare i dati e rendere anonime le informazioni personali, secondo alcune delle organizzazioni coinvolte, tra cui l'Istituto Fraunhofer Heinrich Hertz di Berlino e l'Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna. Due telefoni non si scambiano mai dati direttamente, mentre gli identificativi degli utenti vengono cambiati spesso. In questo modo si evita l'abuso da parte di terzi, compresi i governi, e si garantisce che gli standard di protezione dei dati non subiscano danni irreparabili mentre l'Europa affronta la pandemia. 

"Penso che l'Europa sia un ottimo punto di partenza per questa iniziativa, perché abbiamo una lunga tradizione di privacy", ha detto Boos. La Germania sarà tra i primi paesi a lanciare un'applicazione basata sul codice; secondo fonti del governo tedesco, l'app potrebbe essere arrivare intorno al 16 aprile, nell'ambito di una serie di misure volte ad allentare le restrizioni sociali. Altri Paesi europei potrebbero presto seguire l’esempio di Berlino: gli attuali membri dell'iniziativa, che è finanziata attraverso donazioni, includono organizzazioni di Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Svizzera e Spagna, ma PEPP-PT è aperta all'adesione di nuovi Paesi, anche al di fuori del continente.

Libera scelta

Download e utilizzo dell'app saranno su base volontaria. La sfida è di convincere un numero sufficiente di persone a installare l'app per renderla uno strumento efficace. Idealmente, secondo Marcel Salathé, che dirige un laboratorio di epidemiologia digitale all'EPFL, per mantenere basso il numero di nuove infezioni, il 60% della popolazione dovrebbe utilizzare l’app. Ma molte vite potrebbero salvarsi se anche solo si arrivasse al 40 per cento.