Economia

Lo scambio generazionale migliora il lavoro

Anche se le differenze valoriali e di approccio alle professioni variano a seconda dell’età, molti studi testimoniano che i team multigenerazionali escogitano idee innovative e trovano soluzioni più creative alle sfide
Credit: Wework.com
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15 maggio 2023 Aggiornato alle 06:30

Dal 2022 il termine boomer è entrato nel vocabolario italiano. Il dizionario Treccani lo descrive come “forma abbreviata di baby boomer; in senso ironico e dispregiativo, il baby boomer visto dalle generazioni dei nati a cavallo tra il secondo e il terzo millennio (o direttamente in quest’ultimo) come portatore di modi di pensare e agire superati e persino nocivi”.

Un termine che nel suo significato dispregiativo diventa emblema del divario tra le generazioni.

Il distacco si percepisce di fronte a diverse questioni: dall’attivismo politico al cambiamento climatico, dai social media alla tecnologia, alla privacy fino all’identità di genere. Una distanza che è sottolineata e inasprita proprio dal linguaggio e da espressioni come boomer o ok boomer, quest’ultima nata in rete e diventata un’affermazione d’uso comune tra gli adolescenti di tutto il mondo per liquidare giudizi, lamentele o semplici affermazioni dei baby boomer considerate obsolete o paternalistiche.

Ma non è tutto in declino. Se la distanza a volte può essere evidente e ampia, lo è anche la voglia di comprendersi e comunicare, soprattutto quando si tratta di lavoro. Uno studio di Ranstad Wormonitor ha dimostrato che l’86% dei lavoratori preferisce lavorare in team multigenerazionali (composti da persone che hanno almeno 10-15 anni di differenza).

Inoltre, molti sondaggi mostrano che le organizzazioni composte da persone con età diverse escogitano idee innovative e trovano soluzioni più creative alle sfide, e anche che senza diversità generazionale, le aziende troveranno difficile attrarre, coinvolgere e trattenere i talenti.

Ma di quale generazioni stiamo parlando? Silent Generation, Baby Boomer, Gen X, Millennial, Gen Z: questo è l’elenco di quelle presenti oggi nei luoghi di lavoro, generazioni con valori, necessità e linguaggi che possono essere profondamente diversi, ma al contempo con un bagaglio di conoscenze e competenze incredibilmente ricco.

Come rendere questa convivenza proficua? Come prevenire conflitti e incomprensioni? Come valorizzare le differenze e stimolare la collaborazione? Come agevolare la comunicazione?

Se le aziende si pongono domande simili significa che stanno cercando di comprendere e affrontare il fenomeno che in inglese prende il nome di Generational Diversity e che a oggi è una priorità che solo l’8% delle organizzazioni include nelle proprie strategie DEI, rimanendo in secondo piano rispetto a tematiche di genere o razziali. Una percentuale che è necessario aumentare, soprattutto in Italia e in tutti quei Paesi in cui l’età pensionistica e l’aspettativa di vita si innalzano sempre più.

Che la diversità in generale porti benefici sulle performance, sull’innovazione e sul benessere della popolazione aziendale è cosa nota, quella generazionale nello specifico coniuga capacità, competenze e network diversi agevolando il processo decisionale, rendendo più produttiva la collaborazione, aumentando l’impegno, la soddisfazione e riducendo il turnover.

Gli impatti positivi non si fermano però all’interno dell’azienda. Dall’approfondimento di Confindustria L’economia della terza età, emerge che il potere d’acquisto degli over-65 è superiore del 25% a quello degli under-35; e il sondaggio di The Deloitte Global del 2022 Gen Z and Millenial Survey sottolinea che il 90% della Generazione Z è più propensa ad acquistare prodotti di cui percepisce un impatto positivo sulla società.

Esigenze diverse, vasto potere d’acquisto: quando il personale di un’azienda riflette il suo target di mercato ha più competenze per prevedere le esigenze del mercato di riferimento e creare soluzioni efficaci per soddisfarle.

Le aziende hanno a disposizione diversi strumenti per promuovere la collaborazione. È essenziale che si parta dalla conoscenza: sia delle generazioni presenti e della loro numerosità, sia dei bias e delle necessità che le caratterizzano.

Successivamente è importante preparare il management e i leader a lavorare con diverse generazioni coinvolgendole tutte e valorizzando il meglio di ognuna.

Ultimo, ma non per importanza, stimolare la condivisione e l’incontro dell’intera popolazione aziendale: facendo leva sui punti in comune e non sulle differenze, è possibile coinvolgere diverse generazioni in attività ludiche, anche extra lavorative, per sviluppare sintonia. Attraverso mentoring o attività di scambio di skills è possibile invece promuovere la crescita reciproca.

Programmi e attività che promuovono il confronto e lo scambio intergenerazionale, che mettono il luce l’esperienza dei senior e la creatività dei giovani, affinché diverse generazioni si conoscano, apprezzino, rispettino e possano così contribuire insieme al successo di un’organizzazione.

Per un Paese sempre più variegato servono aziende che mettano in luce le somiglianze e stimolino equità, inclusione e collaborazione, per trasformare ogni differenza in un’opportunità di conoscenza e crescita, economica e umana.

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