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Coronavirus, Musk: "Tesla è pronta a costruire respiratori per gli ospedali"

Coronavirus, Musk: "Tesla è pronta a costruire respiratori per gli ospedali"
Il vulcanico imprenditore risponde su Twitter a una richiesta di aiuto, allineandosi alle offerte di GM e Ford. Anche se dimostra di cadere dalle nuvole e continua a mostrare un approccio piuttosto scettico sul panico da coronavirus
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CHE sia una sua fuga in avanti o una proposta di effettiva collaborazione e riconversione, si vedrà a breve. Intanto, dal suo continuo attivismo su Twitter Elon Musk, fondatore di colossi come SpaceX e Tesla, ha lanciato la pietra: "Se c'è carenza produrremo ventilatori", ha scritto in risposta alla richiesta di un utente e riferendosi alle attrezzature fondamentali per l'allestimento di efficienti postazioni di terapia intensiva e sub-intensiva per assistere i pazienti colpiti da coronavirus. Gli ospedali delle aree più colpite d'Italia ne sono a corto, così come in molte altre aree del mondo colpite più ferocemente dal virus, e reperirli sui mercati internazionali è un'impresa.
 
Quanto un giornalista, Nate Silver di FiveThirtyEight, gli ha confermato che sì, servono perché c'è fin d'ora carenza di ventilatori polmonari e quanti avrebbe avuto intenzione di produrne, il 48enne imprenditore, uno degli uomini più ricchi del mondo, ha articolato un po' meglio la sua proposta. Spesso procede in questa maniera, sul social dell'uccellino: sgancia un'idea, spesso provocatoria, e poi la precisa in qualche replica nel corso della conversazione. In fondo, vanta un seguito di 32,4 milioni di utenti: ogni suo tweet scatena inevitabilmente un pandemonio nel mondo dell'innovazione, dell'automotive, dello Spazio. "Tesla produce automobili con sofisticati sistemi di condizionamento - ha spiegato - e SpaceX realizza veicoli spaziali con sistemi di supporto vitali. I ventilatori non sono dispositivi complicati ma non possono essere prodotti all'istante". Per poi domandare, evidentemente non troppo al corrente degli sviluppi della pandemia in Italia e in Europa, o forse fingendo un'artificiosa sorpresa: "Quali ospedali ne hanno necessità al momento?".
 
A seguire, nel corso della discussione, gli utenti hanno postato articoli e contributi di ogni tipo - compresa la solita dose di scetticismo nei confronti delle reali intenzioni di Musk, accusandolo perfino di volersi accaparrare qualche commessa governativa statunitense - indicando questo o quello stato, regione, paese e ospedale in situazione di emergenza. Più volte, fra gli utenti, è uscita ovviamente la situazione italiana, critica soprattutto in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Fra l'altro, nei giorni precedenti il patron del gruppo che produce auto elettriche era tornato in alcune occasioni sul tema coronavirus: parecchi giorni fa, per esempio, dicendo che il "panico" nei confronti della pandemia "è stupido", che "la paura uccide la mente" e poi evidentemente precisando il suo pensiero appena due giorni fa. Quando ha pubblicato il link a un paper scientifico e spiegato che il "pericolo da panico continua a superare, nella mia opinione, quello da coronavirus. Se allochiamo oltre modo risorse mediche sul coronavirus, lo faremo a spese di altre malattie". Mescolando il tutto con i soliti aggiornamenti dalle imprese spaziali dei suoi razzi riutilizzabili Falcon 9 e delle sue Tesla.
 
L'offerta di Tesla, che pure ha sollevato diverse polemiche per aver voluto tenere aperto lo stabilimento di Fremont, in California, in barba alle regole sulla quarantena imposte in sei contee, avrebbe un suo senso. Anche in Inghilterra, per esempio, il governo ha chiesto alle case automobilistiche Ford, Jaguar, Land Rover e Honda di produrre questi respiratori ottenendo dei primi feedback positivi: sono dispositivi essenziali per poter superare le crisi respiratorie prodotte dalle polmoniti interstiziali che sopravvengono nei pazienti con un decorso più grave. Per quanto nel mondo si producano attrezzature ben più complesse, la riconversione anche parziale delle linee produttive di simili impianti votati alle automobili e la formazione del personale richiedono un certo periodo di tempo, specialmente in questa fase di collegamenti e mobilità ridimensionati. Nel frattempo, anche General Motors e Ford hanno dato la propria disponibilità, in una mossa che negli Stati Uniti molti hanno ricollegato allo sforzo del comparto automobilistico di Detroit nel corso della seconda guerra mondiale, quando gli impianti iniziarono a sfornare aerei, carri armati e altre attrezzature militari.
 
GM e Ford hanno infatti confermato mercoledì scorso di essere in fase di discussione con rappresentanti della Casa Bianca sul modo in cui possano sostenere questo sforzo produttivo. Una portavoce, Jeannine Ginivan, ha spiegato che il produttore "sta lavorando per aiutare a individuare soluzioni per il paese in questo momento difficile e ha offerto aiuto. Stiamo già studiando come possiamo produrre equipaggiamenti medici come i respiratori".