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Il tweet di Musk (l’ennesimo) che fa crollare le azioni Tesla

Ben 14 miliardi di dollari di capitalizzazione bruciati per Tesla, dopo che Elon Musk, ha scritto su Twitter che i titoli dell'azienda erano “troppo cari”. Una mossa che richiama l’escalation di tweet dell’estate 2018

di Andrea Biondi

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3' di lettura

Il Wall Street Journal ha addirittura chiesto con email al diretto interessato se stesse scherzando e se il suo tweet fosse stato controllato? La risposta, di Elon Musk, numero uno di Tesla, è stata netta: «No». Domanda retorica e risposta disarmante, visti i 14 miliardi di dollari di capitalizzazione sacrificati sull’altare del seguente tweet: «Il valore delle azioni Tesla è troppo alto».

C’è un limite, anche per investitori abituati ai bizzarri exploit sui social dell’imprenditore. Nell’agosto del 2018 Musk scrisse su Twitter che voleva delistare la società mandando sulle montagne russe il titolo che perse il 20% in poche ore. In quell’anno terribile, con gli annunci a ripetizione di obiettivi produttivi mai mantenuti, seguì un'inchiesta della Sec, e poi un video su YouTube con Musk che fumava marijuana mandando di nuovo in tilt le azioni della società.

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Ce ne è voluto per risalire la china da allora, con un percorso passato anche attraverso un accordo con la Sec, il pagamento di 20 milioni di multa e un passo indietro nel board della società, rinunciando alla poltrona di presidente .

Niente da fare. Il problema sembra essersi riproposto a giudicare dal flusso di tweet e dalla lunga invettiva - durante la conference call per presentare i risultati trimestrali - durante la quale aveva definito “fasciste” le misure di lockdown imposte per arginare il contagio da coronavirus.

Restando ai tweet, non è sfuggito all’attenzione quello con cui ha ha assicurato che si appresta a vendere tutti i «beni materiali» e che presto non rimarrà proprietario neanche della sua casa.

La “bestia” è dunque tornata? Di certo l’annuncio che si sarebbe liberato di tutti i suoi beni materiali, inclusa la propria abitazione è la spia più allarmante sull'attuale stato di salute psichica di Musk, che in passato aveva avuto un esaurimento nervoso legato all'abuso di Ambien, un farmaco contro l’insonnia.

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E c’è un particolare da non poco conto.Se fosse vero quanto da Musk stesso scritto al Wall Street Journal - al quale ha chiarito che il suo tweet non era uno scherzo e non era concordato con la compagnia – il manager avrebbe violato l'accordo con la Sec, l’autorità di Borsa statunitense, che imponeva l’obbligo di concordare con il board di Tesla qualsiasi post sui social network riguardasse la compagnia. Un’intesa, quest’ultima, che si era resa necessaria proprio dopo i tweet dell’agosto 2018.

Se le intemperanze verbali di Musk sono ormai proverbiali, è però tutt'altro da escludere che l’intemerata abbia una sua logica. Musk potrebbe aver voluto far abbassare il prezzo delle azioni in misura sufficiente da consentirgli di riacquistarne nei prossimi giorni? Del resto da inizio anno la capitalizzazione di mercato del costruttore di auto elettriche americano ha segnato un incremento del 62 per cento.

Altro punto sul quale ci si sta interrogando però è il piano di incentivazione previsto In Tesla. Una delle condizioni è che la capitalizzazione resti per almeno 6 mesi sopra i 100 miliardi di dollari. Possibile che Musk abbia voluto far abbassare il prezzo in modo tale da mettersi al riparo da stock option socialmente difficile da difendere in condizioni come quelle attuali?

Sul versante del business Tesla è riuscita a chiudere i primi tre mesi dell’anno con un utile: 16 milioni di dollari contro il rosso di 702 milioni di dollari dell'anno precedente. Il fatturato è salito a 5,99 miliardi di dollari dai 4,54 miliardi dell'anno scorso. Le attese erano per una perdita adjusted pari a 0,28 dollari su un giro d'affari pari a 5,90 miliardi di dollari.

Quanto al titolo, il mercato resta quantomai diviso tra chi crede che l’azienda guidata da Elon Musk dominerà il mercato delle quattro ruote del futuro mettendo all’angolo colossi come Volkswagen e Toyota, e chi crede che il boom del titolo in Borsa non sia altro che una gigantesca bolla speculativa.

Le ragioni razionali per considerare sopravvalutato il titolo non mancano. Il confronto con i numeri degli altri costruttori di auto sono impietosi con Tesla che spera di vendere mezzo milione di auto nel 2020 (comunque il dato migliore dall’anno di fondazione nel 2003). La scommessa è sul potenziale “disruptive” dell’azienda che, in un futuro in cui l'auto sarà prevalentemente elettrica. Tweet di Elon musk permettendo.

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