ROMA. Una riapertura scaglionata, a scacchiera. Marche e Lombardia avranno zero contagi da coronavirus solo, rispettivamente, il 27 e il 28 giugno, il Piemonte il 21 maggio, il Lazio il 12 maggio, Basilicata e Umbria invece già domani, mentre nel Sud Italia l’azzeramento dei nuovi casi positivi dovrebbe iniziare tra la fine di aprile e l’inizio di maggio.

Ecco la fotografia dell’Osservatorio nazionale sulla  salute nelle regioni italiane, sulla base dei dati forniti quotidianamente dalla Protezione civile, che farà sicuramente discutere politici e amministratori pubblici sulla fine del lockdown. Appena ieri il direttore dell’Osservatorio, Walter Ricciardi, consulente del ministro alla Salute, è finito al centro delle polemiche perché la sua resistenza alla riapertura a partire dal 4 maggio ha scatenato le proteste dell’opposizione, Matteo Salvini in testa, ma anche di esponenti del Pd, come il deputato Antonello Giacomelli.

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Sulla tempistica della Fase 2, peraltro, si discute da giorni, spesso in un duro braccio di ferro tra governo e regioni, ed è chiaro che molto dipenderà anche dal parere degli scienziati. Come verranno, dunque, ora interpretate le previsioni dell’Osservatorio?

La fine dell’emergenza Covid-19 in Italia potrebbe avere tempistiche diverse nelle regioni a seconda dei territori più o meno esposti all’epidemia. La tabella elaborata dall’Osservatorio tiene conto dei contagi e dei decessi registrati fino al 17 aprile. E se Lombardia (64.135 contagi e 11.851 morti) e Marche (5.668/785) arriveranno a zero contagi a fine giugno, Emilia-Romagna (21.834/2.903) e Toscana (8.110/602) li raggiungeranno  il 29 e il 30 maggio, il Veneto (15.374/1.026) il 21 maggio, come il Piemonte (19.803/2.171), mentre la Liguria (6.188/866) il 14 maggio. La provincia autonoma di Bolzano dovrebbe avvicinarsi all’azzeramento dei contagi a partire dal 28 maggio: nonostante il numero di contagi osservati complessivamente sia basso in valore assoluto (29 casi il 18 aprile), il trend dei nuovi casi sta scendendo con particolare lentezza.

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Secondo le proiezioni dell’Osservatorio, a uscire per prima dal contagio da Covid-19 sarebbero la Basilicata e l’Umbria, le quali il 17 aprile contavano rispettivamente solo 1 e 8 nuovi casi. Sardegna e Sicilia il 29 e il 30 aprile, la Campania il 9 maggio.

Secondo il dottor Alessandro Solipaca «in questo momento è quanto mai necessario fornire una valutazione sulla gradualità e l’evoluzione dei contagi, al fine di dare il supporto necessario alle importanti scelte politiche dei prossimi giorni».

Il Covid-19 ha finora provocato oltre 22 mila e 700 decessi in Italia, dove attualmente si contano circa 172 mila e 400 contagiati.

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«L’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane ha effettuato una analisi con l’obiettivo di individuare, non la data esatta, ma la data prima della quale è poco verosimile attendersi l’azzeramento dei nuovi contagi - spiega il dottor Solipaca – e si basa sui dati messi a disposizione quotidianamente dalla Protezione Civile dal 24 febbraio al 17 aprile». I modelli statistici stimati per ogni regione sono di tipo regressivo (di natura non lineare) e, quindi, non sono di tipo epidemiologico, pertanto non fondati sull’ammontare della popolazione esposta, di quella suscettibile e sul coefficiente di contagiosità R0, ma approssimano l’andamento dei nuovi casi osservati nel tempo.

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In una nota si spiega che «le proiezioni tengono conto dei provvedimenti di lockdown introdotti dai Dpcm. Pertanto, eventuali misure di allentamento del lockdown, con riaperture delle attività e della circolazione di persone che dovessero intervenire a partire da oggi, renderebbero le proiezioni non più verosimili. Infine, si sottolinea che la precisione delle proiezioni è legata alla corretta rilevazione dei nuovi contagi, è infatti noto che questi possono essere sottostimati a causa dei contagiati asintomatici e del numero di tamponi effettuati».

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Secondo l’Osservatorio infine «le proiezioni effettuate evidenziano che l’epidemia si sta riducendo con estrema lentezza, pertanto questi dati suggeriscono che il passaggio alla così detta Fase 2 dovrebbe avvenire in maniera graduale e con tempi diversi da regione a regione. Una eccessiva anticipazione della fine del lockdown, con molta probabilità, potrebbe “riportare indietro le lancette della pandemia” e vanificare gli sforzi e i sacrifici sin ora effettuati».

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