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Marco Dimitri, morto il capo della setta dei Bambini di Satana

Marco Dimitri
Marco Dimitri (ansa)
E' deceduto nella notte, proprio oggi avrebbe compiuto 58 anni
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BOLOGNA - E' morto a Bologna Marco Dimitri, che fu capo della setta dei Bambini di Satana, alla fine degli anni Novanta al centro di una controversa inchiesta giudiziaria condotta dalla pm Lucia Musti. Insieme a Gennaro Luongo e altri quattro satanisti, Dimitri venne accusato di vari fatti, tra cui la violenza sessuale su un bambino e l'aver stuprato una minorenne dopo averla narcotizzata.

Accuse dalle quali tutti gli imputati furono assolti nei vari gradi di giudizio. I satanisti furono accusati di aver profanato tombe e di aver orchestrato rituali satanici utilizzando resti umani, tutte accuse però che non furono mai confermate. In quei giorni Bologna si divise fra colpevolisti e innocentisti, fra chi vedeva in Dimitri il gran capo degli adoratori del diavolo e chi, invece, pensava che il capo della Bds fosse al centro di una montatura giudiziaria e mediatica.

Certo è che contro la "setta" furono utilizzati strumenti investigativi di ogni mezzo, che in qualche caso sconfinarono anche nella "propaganda". La contabilità di Dimitri fu rivoltata come un calzino dalla Guardia di Finanza per accertare anche la natura finanziaria del fenomeno e del movimento. 

Dimitri passò 400 giorni in carcere tra il '96 e il '97 e in seguito ottenne 100 mila euro di risarcimento dallo Stato per la ingiusta detenzione. E' deceduto nella notte, proprio oggi avrebbe compiuto 58 anni.

L'inchiesta sulla setta Bambini di Satana

Fra i luoghi in cui, secondo le accuse di allora, si sarebbero svolti i rituali, c'era la casa di Dimitri in via Riva di Reno, Villa Ghigi (una stella a cinque punte iscritta in un cerchio, una sorta di rudimentale pentacolo, fu mostrata anche ai giornalisti sulla lastra di ferro che copriva una delle cantine nei sotterranei), il cimitero in abbandono sulle colline di Nugareto e una dimora patrizia sempre in collina. Una questione particolarmente delicata nell'indagine fu la presunta violenza che il gruppo era accusato di avere orchestrato ai danni di un bimbo piccolissimo. 

Marco Dimitri durante un rito satanico
Marco Dimitri durante un rito satanico 
         

Le indagini sulla setta dei Bambini di Satana

Nel gennaio 1966 i primi interrogatori dopo gli arresti dei tre aderenti alla setta "I Bambini di Satana", accusati di avere violentato, durante una sorta di "rito", una ragazza di 16 anni, legata sentimentalmente a uno di loro. Dimitri, incrociando i giornalisti al suo arrivo negli uffici del gip, riuscì a scambiare due battute: "Mi hanno incastrato per bene", disse. Di solito si incastrano gli innocenti, gli fu risposto. E lui: "Appunto. Quella ragazza l'avrò vista sì e no una volta. Mi hanno fatto pagare per quello che non ho fatto". Nella sede della setta dove Dimitri abitava, i carabinieri dovettero usare guanti e mascherine, stante la sporcizia. Muri neri, luci azzurre, nella porta di ingresso la foto di un poliziotto con un cerchio rosso e la scritta: "Io non posso entrare". C'era anche una tarantola viva e centinaia di lettere di giovani ammiratori.

Marco Dimitri: il processo

A febbraio 1997 ci fu la prima udienza del processo contro la setta dei "Bambini di Satana". Sul banco degli imputati il "gran sacerdote" Dimitri, il suo braccio destro Pier Giorgio Bonora, l'adepto Rino Luongo, il "maestro" Damiano Berto, e le "sacerdotesse" Cristina Bagnolini e Manuela Ferrari. L'accusa: violenza carnale su due ragazzine di 14 e 16 anni (la prima negò) e su un bambino di due anni e mezzo.

Tutto si basava sulle accuse della sedicenne che, dopo aver frequentato la setta, decise di denunciare le presunte violenze e gli adepti. Secondo Dimitri, che si firmava "la Bestia 666" e si autodefiniva "la reincarnazione di Satana", la ragazza "si era inventata tutto". Per Bonora il processo sembrava "istruito dalla Santa inquisizione". E indicando il crocefisso in aula, un giorno disse: "Guardate chi fa il processo".

Marco Dimitri, l'indennizzo per i 400 giorni di carcere

Nel luglio 2004 fu riconosciuto un indennizzo di 100mila euro per Marco Dimitri, e di 50mila per Gennaro Luongo, come equo risarcimento per una ingiusta detenzione. Il procuratore generale aveva stimato un risarcimento di cinquantamila euro, dal momento che Dimitri non aveva una occupazione. Ma la difesa rifiutò la proposta, sottolineando che l'unica condanna di Dimitri in quel processo fu per irregolarità nelle scritture contabili. Era quindi agli atti che aveva una attività lavorativa, legata alla setta dei "Bambini di Satana".