emergenza coronavirus

«Tornate a casa, ci infettate!» Turisti e non residenti nel mirino in tutta italia

Ordinanze locali invitano a lasciare i territori. Colpito anche chi si comporta correttamente al pari dei locali, rispettando le regole e restando in casa

di Antonio Larizza

Il mercato di Aosta quasi deserto

8' di lettura

«Ma cosa fate ancora qui? Tornatevene a casa vostra, ci infettate, andate via!».Dalle Alpi alla Sicilia, passando per la Sardegna, la paura da Coronavirus muta, e diventa paura per turisti e non residenti. Un effetto collaterale che sta contagiando – comprensibilmente, visto il livello dell’emergenza - le popolazioni di comunità da sempre vocate al turismo, che oggi si scoprono in pericolo e vorrebbero d’un tratto chiudersi.

Tra le più esposte regioni turistiche come la Valle D’Aosta, la Liguria e il Trentino-Alto Adige. Regioni vicine alla Lombardia – area delle prime zone rosse – meta di turisti e patria di seconde case. Tensioni si registrano anche in Sardegna, Toscana, e nelle regioni del Sud.

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In queste località oggi i non residenti sono visti con sospetto, specie se provengono dalle aree più a rischio. Spesso la paura non permette di distinguere tra chi, magari proprietari di seconde case, ha raggiunto queste località lasciando la propria abitazione ben prima del Dpcm dell’8 marzo, che si comporta correttamente al pari dei locali, rispettando le regole e restando in casa, e chi invece quelle misure le ha violate, spostandosi dopo i divieti e magari assumendo comportamenti scorretti.

Difficile, del resto, fare distinzioni, nella notte della paura. «La notte nera dove tutte le vacche sono nere»,per usare le parole del filosofo tedesco Hegel.

La notte in cui Regioni e Province ordinano indistintamente ai non residenti di tornare a casa, o quella in cui turisti chiamano il 112 per chiedere di fare il tampone per il Covid-19 a domicilio, come è successo in Liguria.

Valle D’Aosta chiusa ai non residenti
Nelle scorse settimane, ai piedi delle Alpi numerosi turisti - quasi tutti lombardi - si sono rifugiati nelle seconde case. Da Courmayeur a Cervinia, da Cogne a Gressoney, il copione è lo stesso. Con la tensione che sale. Per loro, anche per i più diligenti, si registrano insulti e minacce: al supermercato ma anche per strada.

Per arginare il fenomeno il presidente della Regione Valle d’Aosta, Renzo Testolin, ha emanato un’ordinanza che vieta l’ingresso ai non residenti e ha ribadito l’invito a quelli ancora presenti di far ritorno a casa.

A Courmayeur, dove il fenomeno è divampato, il sindaco ha provato a invitare i villeggianti a rientrare al proprio domicilio. Una battaglia che ora si combatte a colpi di petizioni e contro-petizioni.

Intanto il sindaco di Courmayeur, Stefano Miserocchi, chiarische che dopo il provvedimento del presidente della Regione «le forze dell’ordine hanno registrato un calo di presenze. Adesso la situazione è tranquilla. Ci sono le pattuglie che stanno monitorando il territorio in modo da controllare e vigilare e soprattutto lanciare un messaggio di rispettare le regole».

Offese ai villeggianti anche nella zona del Monte Rosa e del Cervino. In diversi esercizi commerciali persone non residenti sono state prese a male parole da vari commercianti: inviti ad andarsene, gravi insulti, trattamento ben oltre il limite della buona educazione. Mentre Paolo Comune, responsabile del Soccorso alpino valdostano, si dice basito «per gli insulti sul web a chi non è locale».

Valtournenche: non dividiamoci tra residenti e non
Prova a gettare acqua sul fuoco Jean-Antoine Maquignaz, sindaco di Valtournenche, comune in provincia di Aosta. «In questo momento non bisogna creare fratture all’interno della nostra comunità. Non si può dividere il paese tra residenti e turisti, occorre restare uniti per superare l’emergenza», ha dichiarato il sindaco in merito alle polemiche sorte per la presenza di villeggianti - soprattutto lombardi - nelle seconde case della Valle d’Aosta. «Quelli che sono arrivati qui - aggiunge -, magari da una decina di giorni, adesso non possono certo andarsene. Non condivido le dichiarazioni di qualche sindaco, ci sono state delle esagerazioni». In merito a tensioni tra turisti e residenti il sindaco precisa: «La situazione è sotto controllo, ci sono viveri per tutti».

Liguri ai turisti: “Tornatevene a Milano”
Ha fatto il giro del web uno scambio di insulti tra due donne sulla spiaggia di Monterosso, alle Cinque Terre. «Tornatevene a Milano» ha urlato un’anziana a una mamma con due bambini. Momenti di tensione anche a Rapallo e a Santa Margherita Ligure, tradizionalmente mete di turisti lombardi.

Proprio a Santa Margherita, la notte di venerdì 13 marzo sono scesi dai treni alcuni residenti lombardi per riaprire le seconde case. Una volta a casa, hanno acceso le luci e così sono stati denunciati dai cittadini che hanno chiamato la polizia locale.

Intanto a La Spezia il sindaco Pierluigi Peracchini ha vietato l’accesso, con un’ordinanza in vigore da mezzanotte del 16 marzo fino allo stesso orario del 3 aprile, a «sentieri e scalinate, se non per motivi di rientro nelle proprie abitazioni. Con questa ordinanza – ha aggiunto - otterremo l’effetto di poter concentrare i controlli nel centro e nelle periferie». A Bordighera il sindaco valuta di chiudere la passeggiata sul mare.

La Sardegna schiera i forestali
In Sardegna, dove è ancora forte l’indignazione sul web per la “continentale” che ha fatto un pic-nic in spiaggia a Palau postando il video (divenuto poi virale), sinistra e indipendentisti chiedono un provvedimento per far partire i “forestieri”. Il primo cittadino di Sassari ha espressamente vietato l’attività di jogging, su tutto il territorio comunale.

Dal canto suo, la Regione ha schierato 1.300 forestali per controlli sui non residenti arrivati sull’isola. Le ordinanze regionali impongono registrazione obbligatoria, isolamento di 14 giorni e reperibilità al domicilio per chi è entrato in Sardegna da fine febbraio in poi.

Trentino, governatore ai non residenti: «Tornate a casa»
Chiaro il messaggio del governatore del Trentino, Maurizio Fugatti, che nei giorni scorsi ha lanciato un appello ai villeggianti «affinché rientrino alle proprie abitazioni».

Il governatore trentino ha rivolto lo stesso appello anche ai proprietari di seconde case. «Riceviamo dai sindaci - ha detto - molte segnalazioni al riguardo. La situazione si sta aggravando e quindi chiediamo a queste persone il rispetto delle regole e dunque le invitiamo a tornare nelle loro abitazioni di residenza. Questo significa essere responsabili». «Dobbiamo dare una risposta sanitaria a chi rispetta le regole. Il Trentino sarà responsabile con chi sarà responsabile», ha aggiunto, con tono sibillino.

Intanto da metà marzo sono stati intensificati i controlli straordinari delle forze dell’ordine al casello di Trento – così come a Bolzano - dell’A22, per intercettare i proprietari di seconde case che, nel fine settimana, vengono in Trentino in villeggiatura anziché rispettare il divieto di spostamento imposto dal governo.

Alto Adige, l’ordine diveta raccomandazione
In Alto Adige l’”ordine” ai non residenti di lasciare il territorio – emanato in piena emergenza, il 12 marzo con un’ordinanza del Presidente della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher - è da martedì stato trasformato, con una nuova ordinanza, in una “raccomandazione”.

«L’Alto Adige non caccia nessuno – ha dichiarato in conferenza stampa trasmessa online Kompatscher, rispondendo indirettamente alle polemiche emerse dopo la prima ordinanza – vogliamo solo tutelare al meglio la salute di tutti i cittadini della nostra comunità».

Nei giorni scorsi il governatore altoatesino era intervenuto a più riprese sulla questione dei proprietari di seconde case, che attualmente si trovano in Alto Adige. «La mia ordinanza in merito ai non residenti è da intendersi come forte raccomandazione nell’interesse primario delle persone stesse, che in questo territorio non hanno né medico di fiducia né,per i figli, pediatra, cosicché non si riescono a garantire i vari livelli di assistenza previsti dal sistema», aveva precisato Kompatscher.

L’Alto-Adige è una regione con 600mila abitanti, che ogni anno registra oltre 7 milioni di presenze turistiche.

In Valtellina sindaci in rivolta
In Valtellina sono diversi i sindaci che, in piena emergenza Coronavirus, non vogliono più i turisti. Soprattutto dove si sono registrati numerosi arrivi, per lo più villeggianti proprietari di seconde case o con alloggi in affitto per le vacanze invernali: in diverse località della provincia di Sondrio, ma in particolar modo in Valmalenco e Val Masino.

E i primi cittadini della Comunità Montana di Sondrio, con primo firmatario Marco Scaramellini, sindaco del capoluogo, hanno inviato una lettera al presidente della Regione, Attilio Fontana, e all’assessore regionale alla Montagna, il valtellinese Massimo Sertori. «Rivolgiamo un appello alla Regione e al Governo, affinché siano adottate tutte le misure possibili a tutela dei nostri cittadini e sia dato il potere, alle forze di polizia ed ai carabinieri, di respingere i non residenti - scrivono -. È una necessità assoluta».

«Va aggiunto - scrivono ancora i pubblici amministratori firmatari della missiva - che la popolazione locale vive con paura e nervosismo questo stato di cose e, in alcuni comuni, potrebbero anche verificarsi episodi molto sgradevoli. Per questo chiediamo che le nostre richieste vengano immediatamente accolte, prima che la situazione diventi ingovernabile».

In Piemonte situazione sotto controllo

È invece «sotto controllo» la presenza dei turisti nel Verbano Cusio Ossola. I timori di arrivi incontrollati di persone in fuga dal coronavirus, sono stati fugati nel fine settimana.

«Venerdì sera eravamo a 257 turisti registrati ma qualcuno potrebbe essere già ripartito oggi», dice Stefano Corsi, sindaco di Macugnaga, paese walser ai piedi del Monte Rosa, in Anzasca, laterale dell’Ossola. «Domani - spiega - faremo un ulteriore controllo sulle presenze ma la situazione è sotto controllo».

In Valle Vigezzo gli arrivi sono stati ridotti. «Il nostro appello alla responsabilità è stato ascoltato», dice Claudio Cottini, sindaco di Santa Maria Maggiore, in valle Vigezzo, zona di seconde case frequentate soprattutto da residenti delle province di Milano e Varese. «In valle - prosegue - ci sono turisti che sono qui ormai da un mese. Tutto è sotto controllo e tutti stanno rispettando le regole. La valle è deserta, non c’è nessuno in giro: una visione spettrale. Il nostro appello a non venire è stato in buona parte ascoltato e chi c’è osserva un giusto comportamento».

Lo stesso in Valle Formazza. «Non sono molte le famiglie arrivate in valle - dice Bruna Papa, sindaco di Formazza -. I controlli eseguiti dalle forze dell’ordine hanno ridotto gli arrivi. Le pattuglie hanno fotografato le targhe delle auto per distinguere residenti e forestieri. Positiva è stata l’iniziativa dei gestori dei rifugi d’alta quota di chiudere le strutture».

Il municipio di Limone Piemonte (Cuneo) è stato sanificato e aperto oggi, con i turisti in coda per “denunciare” la loro presenza nel paese. In piena emergenza coronavirus, una ordinanza del sindaco, Massimo Riberi, ha infatti disposto quindici giorni di autoisolamento a chi è domiciliato altrove e ha raggiunto la località sciistica del Cuneese nell'ultima settimana. Per i trasgressori è previsto l’allontanamento.

Viareggio chiude le passeggiate sul mare
Il sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, ha firmato un’ordinanza per la chiusura della passeggiata sul mare e delle marine in Darsena e di Torre del Lago per evitare, spiega Del Ghingaro in un videomessaggio pubblicato sulla pagina social del municipio, «che coloro che vengono da fuori possano frequentare questi luoghi».

Sempre sul lungomare di Viareggio, la polizia ha multato una coppia di Milano arrivata nei giorni scorsi nella casa delle vacanze. I due non solo stavano passeggiando lungo i viali a mare, secondo quanto riferisce il Comune, «ma non si erano minimamente preoccupati di segnalare la loro presenza in città in piena contravvenzione dell'ordinanza del presidente della Regione».

Da Viareggio a Lerici, dove i controlli della polizia municipale vengono fatti a tappeto. La Municipale ha avuto mandato dal sindaco Leonardo Paoletti di trasmettere immediatamente alla Procura notizie di reato riferite ad eventuali autodichiarazioni mendaci o di persone a passeggio.

Abruzzo in campo per i «comuni fragili»
In Abruzzo con lo scopo di difendere dal contagio i «comuni fragili», anche per la forte presenza anziani, i più esposti, si stanno mandando via i turisti arrivati dopo l’8 marzo: è il caso, nell’Alto Sangro, in provincia dell’Aquila teatro di impianti sciistici, dei sindaci di Rivisondoli e di Campo di Giove, che con un avviso pubblico hanno chiesto ai proprietari delle «seconde case, di tornare nei propri Comuni di residenza al fine di evitare situazioni di emergenza».

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