Covid-19, Mario Monti: perché in Europa non si fa come in Italia?

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Di Cecilia Cacciotto
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Da Milano, il senatore a vita si dice preoccupato, lui, fautore del rigore di bilancio, questa volte spera che tutti pensino prima alla salute pubblica. Che deve essere una delle priorità del processo di integrazione europeo finita l'emergenza

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L'Europa a più velocità. È anche quella che vediamo in questi giorni.

Per l'Organizzazione mondiale della sanità ormai è l'Europa l'epicentro della pandemia da coronavirus e non più la Cina. La Cina ha agito in modo monolitico, senza tentennamenti, una volta scoperto, agli occhi del mondo perlomeno, il focolaio di Wuhan: un giorno per isolare la città, 48 per estendere le misure alla provincia dell'Hubei, circa 60 milioni di abitanti, una provincia insomma grande per abitanti come l'Italia.

L'Italia ci ha messo un po' di più, l'Italia è una democrazia e mal si sposano tutte le misure restrittive della libertà con le democrazie.

Prova ne sono gli altri Paesi europei, che procedono in ordine sparso, facendo un passo avanti e due indietro. In nome della libertà. Sicuramente. Forse. Chissà.

Una cosa è certa, sulla scorta dell'esperienza cinese prima e italiana dopo, tutti ci chiediamo: ma cosa aspettano Francia, Austria, Germania, Spagna  per chiudere tutto? Per assicurarci a benedetti domiciliari al fine di preservare la salute pubblica?

Viene prima la salute e l'uomo

La domanda ce la siamo fatta un po' tutti. Non abbiamo voluto farla a Mario Monti, che avevamo in collegamento da Milano venerdì pomeriggio, perché abbiamo ritenuto opportuno focalizzare le nostre domande sulla situazione economico-finanziaria dell'Europa.

euronews
Mario Montieuronews

Invece Mario Monti ci ha sopreso:

"Mi scusi, prima delle misure economico-finanziarie, se mi posso permettere, in questo caso vengono prima i problemi di salute pubblica. Ho trovato l'Italia pronta, nella misura del possibile, e con un grado di disciplina e coordinamento che non è sempre una caratteristica del nostro popolo e del nostro Paese. In altri Paesi mi sembra che la presa di coscienza sul fenomeno, giustificato anche dal fatto che è arrivato in ritardo, sia un po' lenta".

Prima dell'Europa dell'economia e della finanza venga quella della salute pubblica
Mario Monti

"In Italia una domanda che ci facciamo spesso è come è possibile che ci siano Paesi che reagiscono più tempestivamente di noi a calamità e altri eventi. Oggi effettivamente ci chiediamo come mai quando qui in italia sono stati vietati contatti a meno di un metro metro mezzo, due metri tra le persone, lo stesso giorno la Francia abbia vietato gli assembramenti con oltre 1000 persone. Un dato che dimostra come il fenomeno sia percepito in modo diverso e il grado di avanzamento del fenomeno sia diverso".

Non siamo la Cina nel male e nel bene

"Tutte le nostre democrazie esitano a imporre sacrifici ai cittadini, preferiscono fare promesse, spesso costose, ma pur sempre promesse: questo è un caso in cui lo Stato chiede ai cittadini cosa possono fare per lui. Questo è possibile perché la salute pubblica solo lo Stato che può garantirla e per questo si possono accettare anche provvedimenti duri".

Un'Unione europea della salute s'ha da fare

Dov'è l'Unione europea? Quella della tutela della salute dei cittadini?

In molti la stiamo cercando. Semplicemente non c'è.

"Questi - ci dice ancora Mario Monti - sono i casi in cui si testano i limiti del processo di integrazione europeo; è grave e bisognerà modificare questo fatto che i singoli Stati membri abbiano voluto tenere strette le competenze sulla salute pubblica, fatta eccezione per piccoli aspetti".

I singoli Stati membri hanno voluto tenere strette le competenze sulla salute pubblica
Mario Monti

Mario Monti ci dice di non avere paura ma di essere preoccupato, come "lo è qualsiasi altro cittadino responsabile. Non pensavo di vivere mai una situazione simile, quando finì la Seconda guerra mondiale avevo due anni, so che le guerre non sono solo una cosa del passato, è vero però che non ho mai pensato che la globalizzazione fosse un processo irreversibile. E in momenti come questo si vede che il senso dei confini e dell'identità nazionale tornano a fare una propotente irruzione. Bisogna essere pronti a scenari molto mutevoli".

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